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Solo a guardare la copertina, “Blood Money” può mettere i brividi. Tom Waits ci guarda di sbieco, fra il sinistro e il beffardo, soldi e carte da gioco in mano e due colori, il rosso e il nero, che danno all’insieme un non so che di diabolico. Un artwork superbo che bene anticipa i contenuti di quest’album, concepito a quattro mani da Waits e consorte, Kathleen Brennan.
“Blood Money” è la colonna sonora di un adattamento di “Woyzeck”, celebre opera del poeta e drammaturgo tedesco Georg Büchner, scritta nel 1823 ma diabolicamente attuale, storia di un soldato deriso dalla società e dalla stessa moglie, che poi uccide con un coltello dopo aver scoperto i suoi tradimenti, una vicenda angosciante, amara e carica di pessimismo ispirata a un reale fatto di cronaca, il cui protagonista era in realtà un barbiere.
Waits realizza una colonna sonora praticamente perfetta, in cui dà sfogo a tutta la sua teatralità ed eleganza regalandoci dei momenti di grandissima intensità. “Misery is the river of the world” è un’introduzione eccezionale: la musica, a metà fra atmosfere di circo e di cartone animato, bizzarra e allegra, contrasta con la voce di Tom, simile a un orco che ci vuole invitare al suo spettacolo, con un tono da diabolico tentatore. “Everything goes to hell” è una ballata che più dark non si può, terribilmente sinistra e dal forte gusto retrò, inframmezzata da un eccezionale sassofono. È poi la volta di “Coney Island Baby”, una ballata romantica – ma sarà vero? – e della nostalgica “All the World is green”, due brevi intermezzi riflessivi nella mente di Woyzeck che però lasciano nuovamente il posto al diavolo con l’ironica e aspra “God’s away on business”, diavolo che si cimenta successivamente al piano nell’agghiacciante “Knife chase”, un pezzo strumentale che non sente certo la mancanza delle parole, la vera musica del diavolo, agghiacciante con l’eccellente tromba di Nick Phelps. “Lullaby” è un momento di assoluta dolcezza, un piccolo barlume di luce in un album che finora non è mai stato abbandonato dal minaccioso alone che lo circonda, e che torna prepotentemente in “Starving in the Belly of a Whale”, amara parabola di vita. “The Part you throw away” è un amaro addio che ci conduce alla fine. Una sinistra tromba nella strumentale “Calliope” sembra fare da prologo alla chiusura della vicenda, che si definitivamente con l’emblematica “A good man’s hard to find”, degno epitaffio di questa triste vicenda.
Un album a dir poco eccezionale questo “Blood Money”, Tom Waits si mostra in forma smagliante calandosi alla perfezione nel ruolo di narratore di questa cupa vicenda, una voce capace di regalarci momenti da incubo coadiuvato da musiche a dir poco perfette, ora richiamanti atmosfere circensi, ora il jazz, il folk e suggestioni di brechtiana memoria, le eccezionali musiche di Kurt Weill. Tratti retrò che non vanno per nulla a discapito dell’attualità dell’album e della storia che racconta, anzi, contribuiscono anch’essi in maniera decisiva nella creazione dell’agghiacciante e pessimista aria che si respira durante l’ascolto.
Semplicemente diabolico, un incubo che va assolutamente vissuto.