Bonamassa, Joe – Blues Deluxe

Acquista: Data di Uscita: Etichetta: Sito: Voto:

Il 2003 sarà un anno decisivo per molti dei giovani bluesman che negli ultimi ’90 avevano dato nuova linfa vitale alle “12 battute”. Nel corso di quest’anno quasi tutti dovrebbero far uscire un nuovo lavoro, dopo una assenza più o meno lunga, che sarà visto dal pubblico e dagli addetti al lavoro come un sorta di prova del fuoco. Anche per Joe Bonamassa questo suo terzo album rappresenta una sorta di esame di maturità dopo lo splendido esordio di “A New Day Yesterday” e un secondo album abbastanza zoppicante. Per riuscire nell’impresa il ventiseienne cantante e chitarrista di New York sceglie un disco difficile da realizzare. Joe ci propone una sorta di campionario di suoni blues alternando rivisitazioni di grandi classici a sue composizioni originali fortemente ispirate ai suoi eroi del passato. Bonamassa cambia stile quasi ad ogni canzone dimostrando che con una chitarra in mano può fare tutto quello che vuole: parte con “You Upset Me Baby” e ci si presenta vestito da BB King (la canzone è sua) ma con l’anima del migliore SRV, proprio come il grande bluesman texano Joe violenta le corde una alla volta senza rinunciare alla radice rock. In questo brano c’è tutto: una voce da bluesman navigato, grande velocità di esecuzione e una precisione chirurgica. Anche la base ritmica è molto vaughaniana con quell’hammond malandirno che ci riporta alla mente brani come “Crossfire”. Dopo questa prima grande canzone mi sono chiesto se il bravo Joe potesse fare meglio, nemmeno il tempo di pensarci e arriva “Burning Hell” direttamente dal repertorio di John Lee Hooker. Versione da lasciar senza fiato, una cascata sonora con la sezione ritmica che pesta alla grande e una superba armonica (Jon Paris) a dettare con l’infuocata axe del leader. Oltre 7 minuti di blues torrenziale. Meravigliosa! La title track è un brano che negli anni ’60 è stato reso celebre da Jeff Beck con l’album Truth, si tratta di uno slow molto tirato (anche questo supera i 7 minuti) che permette a Joe di dare sfoggio di tutta la sua bravura, a tratti ricalca la “Tine Pan Alley” di SRV soprattutto nel magnifico assolo centrale. Anche come cantante il nostro non scherza affatto fornendo una prova più che convincente sia per potenza che per interpretazione. La carrellata tra i giganti del blues prosegue con “Man of Many Words” un pezzo di Buddy Guy, ancora una esecuzione splendida anche se non al livello delle precedenti 3. Dopo tanta potenza elettrica Joe si rilassa con un brano acustico: “Wake up Dreaming”, scritto da lui, mette in mostra tutta la bravura di questo ragazzo anche senza gli amplificatori alle spalle. Dalla sua penna arriva anche “I Don’t Live Anywhere” un ottimo slow suonato in modo splendido e dotato di un grande fascino. “Wild About you Baby” è un brano di Elmore James che il nostro interpreta a modo anche se forse è più vicino al suono di Hound Dog Taylor. Uno dei pezzi che più mi hanno entusiasmato è “Long Distance Blues”, uno slow vagamente jazzato alla base ma con la chitarra di Joe davvero arroventata sullo stile di T-Bone Walker che questo brano lo ha portato al successo, canzone strepitosa e una performance vocale grandiosa che non fa per nulla rimpiangere l’originale. Nella saga dei grandi del passato non poteva certo mancare Freddie King per cui Bonamassa ci offre “Pack it Up” che Freddie ha reso celebre con Burlgar. La grinta e la potenza sono le stesse del gigantesco bluesman texano.”Let Lovers” è uno strumentale di Albert Collins che Joe interpreta “mischiando” lo stile di Mr Freeze con quello di SRV che sembra essere il suo vero grande ispiratore in ogni brano. Per chiudere il disco il giovane bluesman sceglie prima la grandiosa “Walking Blues” di Robert Johnson presentata in versione molto hard con una chitarra distorta e una bellissima armonica di sottofondo come ciliegina su una delle song migliori del disco. Ultima traccia dell’album è “Mumbling Word” scritta da Bonamassa stesso. Si tratta di un blues acustico alla slide davvero splendido, questo ragazzo ci sa fare alla grande anche con il bottlenek e la voce vagamente filtrata le da un tocco sgangherato che ci sta alla perfezione.
Con Blues Deluxe Joe Bonamassa conferma di essere una delle migliori realtà delle nuove leve blues, non gli manca nulla: ha grinta, personalità, una tecnica sopraffina e una duttilità straordinaria per come sa passare da uno stile all’altro senza perdere un filo di qualità. Il terzo disco è da sempre quello più difficile per tutti i Joe supera la prova a pieni voti con un lavoro splendido in cui non ci sono canzoni deboli. Bravo, bravo, bravo!