Broadcast – HaHa Sound

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Se siete alla ricerca di un disco che sbeffeggi le inclinazioni mainstream di moltissimi gruppi alternative rock odierni non c’è dubbio che questo “Ha Ha Sound” sia il disco che state cercando. E i Broadcast lo fanno e ce la suonano in modo curioso e beffardo, poiché si nutrono per certi versi alla stessa pappatoia dei vari Strokes e compagnia bella, ma mettono in più il cuore e l’intelligenza, lasciando da parte il Dio denaro per concentrarsi in un viaggio alternative rock di estrazione elettronica e, in più di un episodio, addirittura di rimando psichedelico. Nessuna voce roboante e sbraitante di chissà quale ventottenne frustrato, bensì la voce di Trish, delicata e soave, che tende a perdersi tra i colori accesi di una musica martellante ma sufficientemente evocativa e colta nelle citazioni del passato. Straordinarie le suggestioni acide che emergono in episodi come “Pendulum” e “Valerie”, mentre le arie elettroniche iniziali di “Minim” ben presto formano un universo space rock di raro fascino. Ancora tante tuffi tra bolle e gelatina in “Launch hour pope” le cui melodie vocali sembrano uscite dalle strade di Notting Hill intorno al 1967, o meglio ancora dai gloriosi e fumosi locali tipo Ufo Club o Marquèe Club. Colpisce positivamente il sound del disco, che prende le distanza dagli sbarluccicanti plot sonori tanto in voga oggi e al contrario presenta un caleidoscopio riconoscibilissimo e estremamente personale che va a costituire uno dei marchi dei Broacast.
Venendo ai saluti, un disco moderno che guarda al passato con rispetto e devozione, senza diventarne per questo schiavo e che tende a rinnovarsi piacevolmente ad ogni ascolto, tante sono le sfumature nascoste dietro i 14 brani che lo compongono.