The Gathering – Sleepy Buildings

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Ed è così giunto sugli scaffali “Sleepy Buildings”, secondo live (primo in versione semiacustica) degli olandesi the Gathering, a distanza di un anno dal capolavoro “Souvenirs” e a quattro da “Superheat – A liv album”. Il perché sia uscito questo live è noto: abbandono della Century Media ad opera di Anneke e soci a causa di inconciliabili divergenze, fondazione dell’etichetta Psychonaut e le solite grane legali che hanno dato vita allo scarno DVD “In Motion” marcato Century Media disconosciuto dalla band.
“Sleepy Buildings” è l’atto finale dell’ormai annosa controversia, ma stavolta la band ha preso in mano le redini della situazione: troppo forte la professionalità dei ragazzi olandesi per permettere un’altra fregatura agli affezionati fan, e troppa anche la voglia di rifilare un bello schiaffo morale alla Century Media.
E’ così che Anneke, Frank, René, Hans e Hugo hanno registrato hanno registrato questo memorabile live il 21 e il 22 agosto 2003 in quel di Nimega, riproponendo pezzi dal repertorio di una vita, da “Always” (1992) a “If_then_Else” (2000): “Souvenirs” ne é rimasto escluso per ovvie questioni di copyright, ma la band nella breve presentazione sul booklet omette molto signorilmente di parlare di questa squallida vicenda. Ciò che conta è regalare al pubblico qualcosa di imperdibile ed è quasi scontato dire che i nostri ci riescono: i Gathering pescano dal meglio del loro repertorio – pezzi come “Eléanor”, “Amity”, “Shrink” e “My Electricity” sono semplicemente unici – riuscendo ad amplificare ulteriormente l’emotività delle loro canzoni grazie all’esecuzione semiacustica e al clima intimo del teatro Lux.
I Gathering dal vivo sono qualcosa di unico, lo avevano già mostrato in “Superheat” e qui mostrano di essere ulteriormente migliorati, perfettamente padroni della situazione; il migliore strumento della band, senza nulla togliere a tutti gli altri membri che confermano il loro valore, è l’eccezionale voce di Anneke, autrice di una prestazione per cui l’uso di ogni superlativo è legittimo, una magnifica sirena capace di incantare e ammutolire la platea, capace di conferire nuova giovinezza ai tre pezzi presi dai vecchi album in cui lei non faceva ancora parte del gruppo, vale a dire “The Mirror Waters”, “Stonegarden” e la bellissima “Like Fountains” che conclude l’album.
C’è anche un brano inedito intitolato appunto “Sleepy Buildings”, un pezzo riuscitissimo che non sfigura neppure se confrontato coi classici, che ben ci fa sperare nella vena creativa della band che dovrebbe iniziare presto le registrazioni per l’atteso ritorno.
Per il resto, scendere nei dettagli e raccontare ogni canzone è superfluo, chi già conosce il gruppo conosce il valore di ognuno di questi magnifici pezzi inclusi nell’album. A chi non conoscesse i Gathering e li conoscesse solo con l’etichetta di “gruppo gothic metal” posso invece dire che i nostri hanno ormai raggiunto una maturità artisica tale che ogni etichetta è superflua, soprattutto in “Sleepy Buildings”: Anneke e soci fanno semplicemente bella musica, melodica e squisitamente emotiva, di quella che punta dritto al cuore dell’ascoltatore.
Tirando le somme, un album di quelli che si possono consigliare a chiunque per la propria bellezza e intensità, a prescindere da ogni classificazione o questione commerciale: i Gathering hanno dato alle stampe un album di assoluto livello e non il classico contentino per onorare l’impegno con l’etichetta.
Ringraziamo quindi la band per la serietà e l’impegno mostrati, in attesa di poter presto avere anche il loro nuovo studio-album.