Xiu Xiu – Fabulous Muscle

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Gli Xiu Xiu tornano con la loro miscela di post punk-folk-avantgarde-new-wave, con questo “Fabulous Muscle”, il terzo della loro carriera.
Si presenta a tratti meno minimalista del suo predecessore, molto più aperto alla strumentazione che non ai piccoli accompagnamenti ed esplosioni improvvise e in qualche maniera molto più sperimentale, con vari intrecci rumoristici di synth, ma anche di chitarre, di feedback, fiati, violini, basso. Forse più vicino al loro primo lavoro “Knife Party”, ma molto meno irruento, si riesce a sentire il lavoro di maturazione portato a termine. Questo disco è meno feroce, meno diretto, pur continuando a reggersi su atmosfere tra l’ossessivo e il maliconico, stavolta sembra più ponderato, non più solo chiuso nel claustrofobico e basta, ma andando a fondo, in maniera ancor di più esistenzialista; un merito speciale va forse alla voce di Jamie Stewart, intrisa di angoscia ed emozione, di quelle voci che quando cantano riescono a portarti dentro nel testo e nelle musiche.

Il disco si apre forse col pezzo più immediato dell’album, forse per prepararci passo passo a quel viaggio sofferto che ci riserva il lavoro; “Crank Heart” è un’ottimo pezzo, con una buonissima ritmica di batteria e uso dei synt che prende molto dalla new wave anni 80, rielaborandola attraverso lo “specchio rumoristico”, come d’altronde succede in “Bunny Gamer” accompagnata per altro da evanescenti fiati.
“I Luv The Valley” è una litania venata di folk per basso, effetti e chitarra.
“Little Panda McElroy” potrebbe benissimo essere una ninna nanna per fantasmi, voce sofferta accompagnata da fruscii di fondo per poi sporcarsi con un tappeto rumoristico nel quale Jamie Stewart continua a sussurrare quasi perdendosi.
Un’atmosfera nervosa di tastiere fin troppo minimali accompagna la narrazione di “Support Our Troops (Black Angels Oh)”, intrisa di feedback che lentamente entrano nella testa e fanno male, lacerano, tagliano, come una forchetta su un piatto, prima di finire in una apoteosi drammatica di violini, organo sintetico e rumori.
Finita l’angoscia entriamo nella dolcezza trasportati dalla voce e chitarra di “Fabulous Muscles (Mama Black Widow)”, che si trasforma in ode malinconica, quasi una preghiera, un’intensità travolgente che non stona per nulla con tutto il resto del disco, pur non trovando alcuna elaborazione rumoristica.
Dopo questa “pausa” rientriamo nelle atmosfere cacofoniche e surreali di “Brian The Vampire” nel quale rumorismi e giochi di synth la fanno da padrone intrecciandosi tra loro creando un tessuto sonoro con una trama veramente difficile da sciogliere.
In “Nicies Pieces (Boat Knife Version)” c’è anche spazio per il minimalismo dei fiati, che quasi doloranti continuano ossessivamente a ripetere le stesse note dilatate, quasi dialogando tra loro, accompagnando perfettamente la voce, finchè subentra il basso a dare direzione alla canzone, le tastiere si aprono, appare una chitarra per poi finire, come a svanire nel nulla.
Con “Clowne Towne” a tratti sembra di sentire proprio un carillion, forse rotto, che gira. Il pezzo si poggia su voce, fiati e su vari intrecci di effetti di synth, fino al rumorismo sporcato -e non invadente come negli altri episodi- del ritornello per poi tornare nella giostra degli strumenti e finire con un piccolo assolo in delay in primo piano.
Si chiude con “Mike”, un’orgiastica sequenza di synth scandita a tempo di marcia, dove torna l’angoscia e il senso di smarrimento per poi spegnersi in una chitarra minimale e voce, con tastiera in attesa di scoppiare, fino alla sua effettiva esplosione, lacerante.
Gli Xiu Xiu mettono a segno un’altro disco, e continuano a non sbagliare, anzi a crescere sempre di più. Un disco ostico a quelli che si avvicinano a questo genere, non avvezzi ai forti rumorismi e allo “scavo interiore”, ma se riuscite ad ascoltarlo tutto ponendovi nella giusta ottica, non potrete fare a meno di amarlo.
Esistenziale.