Afterhours: Tutto fa un pò male (e a volte annoia anche…)

Ci troviamo verso le 20 davanti alla casa 139 in via Ripamonti, arriviamo con largo anticipo un pò perchè avevamo paura di perderci e un pò per studiare la situazioni e fare le tessere arci. Il concerto di Paolo Benvegnù, ex Scisma, per la rassegna musicale “acusticamente” era previsto dal sito per le 21 e 30, ma entrati nel palazzo troviamo l artista ancora alle prese con il sound check e con l aria un pò scocciata per la nostra leggermente schiamazzante presenza. Un ragazzo ci dice che prima delle 23 il live non avrà inizio. Usciamo e ci mettiamo d'accordo sul da farsi: è sicuramente troppo tardi per noi campagnoli che ci mettiamo un ora per tornare a casa. Scegliamo così un alternativa: all'Alcatraz ci sono i Twilight Singer e gli Afterhours. Per me sarà la sesta volta che sento la band di Agnelli proporre lo stesso live, ma questo non lo sapevo ancora.
Non è la prima volta che Manuel invita altri gruppi a suonare con lui in Italia, la stessa formula era stata usata qualche anno fa con i Mercury Rev. L'Alcatraz è pienissimo, la coda per prendere i biglietti arriva oltre la strada. L'attesa viene intervallata da qualche saluto e dai bisbiglii che indicavano 2 spettatori “vip” ovvero Giulio Casale e Roberta (la bassista dei Verdena).
Per le 21 e 30 si spengono le luci e l'ex frontman degli Afghan wings sale sul palco con una semplice ma sempre verde formazione: Grag Dulli e la sua chitarra sono accompagnati da un'altro chitarrista, un bassista, un batterista e un tastierista anche se poi verso metà show si aggiungerà il violinista degli Afterhours. La mia prima impressione è stata che Manuel li abbia usati un pò come supporto visto anche che la maggior parte del pubblico era lì per la band milanese (e diciamo la verità: la cosa si notava!). Comunque sia il live parte con Greg che sprona i presenti a fare un pò di casino al urlo di “Andiamo Milano!”. Le prime due canzoni che ci presenta sono caratterizzate dalla voce potente del cantante che a tratti ricorda quella di un Agnelli più incazzato ai tempi di “hai paura del buio?” (i confronti durante tutta la serata sono inevitabili..), i pezzi sono puramente rock, le chitarre un pò distorte e il fumo delle sigarette dei musicista scivola alto sulle teste delle prime file. Con il ritornello beatlesiano di “all you need is love” inizia poi una bella ballata, dolce che si spegne in un perfetto assolo di chitarra. Un intro country-blues precede il duetto tra Greg e Manuel che eseguono una bellissima “Papillon” che resterà il momento migliore di tutta la serata. Il concerto prosegue con una serie di problemi tecnici ma fila liscio tra assoli e un pò di noia. Alla lunga le canzoni sembrano tutte uguali e un pò ripetitive. Alle 22 e 10 la band sparisce per qualche minuto per poi tornare sul palco a proporre un paio di bis. Apprezzatissima è la cover di “Hey Ya” degli Outkast che fa ballare e cantare tutti i presenti entusiasti per la scelta del pezzo. L'ultimo brano è dedicato ai vari saluti ed attacca con un pezzo di Purple Rain di Prince. Un'ora dopo il suo inizio, la sessione dei Twilight singer, trova la sua fine e il gruppo sparisce tra i rimasugli di suoni distorti.
Il pubblico inizia ad accalcarsi verso il palco sentendo il sapore dell'imminente prova degli Afterhours. Una mezz'ora per sistemare gli strumenti e il gruppo sale sul palco. Manuel alla pianola suona una bella versione de “la canzone di Marinella” di De Andrè che ormai dall'uscita del cd di tributo al cantautore, uscito su Mucchio extra della scorsa stagione, è diventato il loro pezzo di attacco. Parte poi con una serie di pezzi conosciuti da tutti i presenti che cantano ogni minima strofa di “Germi”, “non è per sempre”, “Male di Miele”, “Quello che non c'è”, “tutto fa un pò male” e altri momenti presi dalla vasta produzione della band con una certa preferenza su quelli degli album più conosciuti (“Hai paura del buio?” e “quello che non c'è”). Il suono è sempre buono, tutto eseguito negli standard molto alti che ci si aspetta da gruppi come gli Afterhours, la voce di Manuel è sempre perfetta, le chitarre somigliano un pò a quelle dei sonic youth e tutti ballano. A un certo punto dedica il pezzo ad “un artista che ci ha lasciato in modo triste ma che ancora più tristemente è stato riportato in vita in questo periodo” e lì è stata ovazione di applausi sopra i quali parte “mio fratello è figlio unico” e si celebra così il momento più bello della loro serata.
In conclusione non posso dire che sia stato un brutto concerto, anzi eseguito molto bene da 2 ottime figure ce hanno fatto, a modo loro, storia. Non so se sia stato il fatto che era la sesta volta che gli Afterhours li sentivo in concerto con lo stesso album, che a me l'abum dei twilight singer non è piciuto così tanto, che io ero pronta a sentirmi per la prima volta Paolo Benvegnù con gli Scisma ancora nel cuore, o se è stato veramente uno di quei live che poco ti danno e poco ti lasciano e magari un pò ti annoiano…

Le Foto sono di Rocco Rossitto