Mando Diao – Bring'em In

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Più ascolto questo disco dei Mando Diao e più mi ritrovo a controllare sul retro del cd la data di uscita. E più sono sbalordito.
Quante volte abbiamo detto la frase “non hanno inventato niente di nuovo” oppure “si basano su ciò che hanno fatto gli altri” o anche “è tutto un riciclo dal passato”? Beh, anche qui il discorso è lo stesso, ma risulta davvero difficile credere che questi giovani ragazzi hanno saputo sfornare un album sixties a tutti gli effetti, nelle canzoni, negli arrangiamenti, negli strumenti (Hofner e Vox a manetta) e nei suoni. I Mando Diao potrebbero essere i cugini lontani dei Beatles che scoprono di essere più imparentati con Mick Jagger. Gli Animals che duettano allegamente con gli Small Facese avendo i Kinks al mixer. Tutto suona estremamente oldies ma anche estremamente accattivante. Gli unici accostamenti trovabili con la musica del presente sono una certa tendenza della voce a un Liam Gallaghe, complice quel travolgente yeah yeah yeah nel singolo Sheepdog. Qua c’è di tutto: ci sono le classiche rock ballad struggenti, che partono con la voce struggente e un ritmo più beat (Lady e Paralyzed) e si evolvono in romantiche love song vecchio stile (la ruvida Mr Moon, bellissima, e To China with love) con tanto di hammond in primo piano e cori caldi, e ci sono pezzi trascinanti che si divincolano tra un blues sporco in stile Jon Spencer (Motowon Blood, che sembra registrata dal vivo al Cavern Club in mezzo a un pubblico ubriaco) fino ad arrivare a un rock sostenuto che può vagamente portare alla mente i Jam (La title track). La cosa più affascinante restano però gli inserti sixties che fanno sembra dubitare della vera paternità delle canzoni. Ma è proprio possibile che un pezzo come Little Boy Jr sia stato fatto nel 2002 e non l’abbiano rubato da qualche disco dei genitori? E sicuri che il ritmo incalzante di The band non sia stato già trasmesso anni e anni fa da qualche scalcinata radio? Il dubbio resterà sempre, ma finchè Bring’em In continuerà a girare nel lettore divertendoci (perché è divertente in una maniera contagiosa) possiamo benissimo rispondere con un bel “chissenefrega”!