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Dopo quasi 5 anni di attesa (Stagioni il suo ultimo album è del 1999) ritorna a farsi vivo Francesco Guccini. Lo fa con Ritratti, una raccolta di nuove canzoni in sospeso tra brani dedicati a personaggi storici e a persone che della sua vita fanno parte, e riflessioni personali. Ma prima di analizzare l’album vediamo di capire com’è il Guccini del 2004: Francesco si affaccia al nuovo secolo nella forma che ora gli è più congeniale: Quella di storyteller italiano, da tempo il nostro ha smesso di cantare, ora le sue composizioni le recita in maniera melodica. E da ancora più tempo ha smesso di fare canzoni nella forma classica (non che ne abbia fatte poi molte a dire il vero). Quelle di Guccini sono più che altro riflessioni, racconti, stralci di vita messi in musica. La forma canzone classica il Guccio l’ha abbandonata da tempo. Questo è un bene o un male? Giudicate voi, a me piace. Trovo che Francesco sia in possesso di una rara abilità: sa affrontare argomenti spinosi come pochi altri sanno fare. Lui non scade mai nella retorica e le sue riflessioni sono intrise di una sensibilità e di una arguzia davvero rare. Prendiamo ad esempio “Piazza Alimonda” brano dedicato ai fatti del G8 di Genova con al morte di Carlo Giuliani. Il 99% degli intellettuali ( o presunti tali) di sinistra ne ha parlato in modo che definire banale e retorico è un eufemismo. Frasi infarcite di luoghi comuni e partigianeria di fondo. Francesco no. Lui ,uomo di sinistra da sempre, parla della morte di Carlo Giuliani senza mai nominarlo, ne parla attraverso gli occhi della Genova che ospita l’evento, una Genova ingabbiata da eccessi provenienti da ogni parte. Guarda i fatti con gli occhi di uomo che osserva la follia della società moderna.”Uscir di casa a vent’anni è quasi un obbligo, quasi un dovere, piacere di incontri a grappoli, ideali identici essere e avere. La grande folla chiama, canti e colori grida ed avanza, sfida il sole implacabile , quasi incredibile passo di danza. Genova chiusa da sbarre, Genova soffre come in prigione, Genova marcata a vista attende un soffio di liberazione. Dentro gli uffici uomini freddi discutono la strategia e uomini caldi esplodono un colpo secco, morte e follia. Si rompe il tempo e l’attimo per un istante resta sospeso, appeso al buoi e il niente poi l’assurdo video ritorna acceso. Marionette si muovono cercando alibi per quelle vite.” Questi non sono versi di parte per sfruttare una morte, ma sono riflessioni serie su una cosa che non doveva succedere. Non ci sono accuse ma solo dolore in queste parole. Difficile non emozionarsi. Il Guccini del 2004 è questo, e a me piace sempre tanto. Ritratti è un gran bel disco, per me migliore del precedente e molto vicino al bellissimo “D’amore, Di Morte e Di Altre Sciocchezze” del 1996. Il disco è composto da 8 canzoni nuove e da una outtake del 1971, presumibilmente proveniente dalle session di Radici, un bel modo per sentire il Guccio nuovo e quello vecchio a confronto. Tra queste 9 canzoni a mio avviso ce ne sono almeno 5 splendide: La già citata “Piazza Alimonda”che dal punto di vista musicale ricorda molto “La Locomotiva”soprattutto per quel che riguarda l’accompagnamento di chitarra, con in più una splendida armonica blues. “Odysseus” , l’opener, è dedicata ad Ulisse ma è soprattutto un brano sul viaggiare, tema importante nel disco, e quello che questo comporta. La libertà, l’avventura ma anche l’abbandono. I ricordi e i rimpianti, gli eccessi e quella voglia di andare sempre oltre che ha spinto i più grandi esploratori della storia. Il tutto è affrontato con la sua solita lirica sempre poetica e forbita ma terribilmente efficace. Grande pezzo. Sempre sullo stesso tema è “Cristoforo Colombo”. Francesco osserva l’uomo e cerca di carpirne i pensieri e i sentimenti. Guarda il grande esploratore come essere umano non come figura storica. Una chitarra gitana accompagna il racconto in modo molto efficace così come lo splendido piano che le dona un bellissimo tono epico. “Sarà forse una assurda battaglia ma ignorare non puoi ,che l’assurdo ci sfida per essere fieri di noi. Quante volte ha sfidato il destino, aggrappato ad un legno”. Parole sempre molto belle che racchiudono diversi significati (anche una critica alal attuale società americana con un chiaro riferimento alla tragedia dell 11 settembre) e offrono un punto di vista diverso a quello comunemente recepito. Tra l’altro questa è l’unica canzone che ha una sorta di ritornello il quale risulta davvero efficace. Bellissima anche “Una Canzone”, brano scelto come primo singolo, che è una sorta di testamento spirituale del cantautore. Il suo amore per la musica e la poesia, il processo che porta l’artista a creare “la scrive gente quasi normale, ma con l’anima come un bambino, che ogni tanto si mette le ali, e con le parole gioca a rimpiattino”. Uno modo per non prendersi troppo sul serio, come suo costume, ma anche per sottolineare come alla base di tutta ci sia l’anima dell’autore, un racconto su come nascono le canzoni. Bella anche “Canzone Per il Che” tratta da degli scritti originali di Manuel Vasquez Montalbano che riportava pensieri e parole dello stesso Cheguevara. A differenza del brano apparso in “Stagioni”, nel quale il nostro raccontava la morte del rivoluzionario, in questa canzone Francesco ci narra di quello che sta alla base di una vita votata alla rivolta. Il tutto sottolineato dalla fisarmonica chi richiama alla mente i luoghi che ospitano queste storie. Paesi bellissimi ma spesso devastati da guerre di ogni sorta. “Certo Non Sai” è dedicata alla moglie e risulta essere una bella canzone d’amore, riflessioni di uomo fatte di notte tra il sonno e la veglia mentre osserva la sua compagna nel sonno.. “Vite” la consociamo per la versione fatta da Celentano così come “La Ziatta”, cantata in modenese , che da noi era nota con un titolo diverso. Rimane solo “La tua Libertà” la già citata canzone inedita del 1971. Qui ritroviamo il Guccini prima maniera ( quello militante) è diverso il modo di scrivere e soprattutto di cantare (non è stata reincisa la versione, che appare è proprio quella registrata all’epoca). Non è certo un capolavoro ma per i gucciniani DOC sarà u vero piacere riascoltare il Francesco di 30 anni fa. In sostanza “Ritratti” è un disco di Guccini al 100% con i suoi pregi, tanti, e i suoi difetti, pochi. Se amate la sua opera converrete con me che questo è certamente uno dei suoi migliori lavori dell’ultimo periodo. Francesco Guccini è parte integrante della canzone d’autore italiana, uno dei nostri massimi cantautori di sempre. Questo album non è certo ai livelli dei capolavori degli anni 70 ma si tratta comunque di un album di grande valore che si ascolta con enorme piacere tante e tante volte. Bentornato maestro.