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Prendete i titoli del nuovo album dei Raison d’Etre e leggeteli tutti in fila: In Abandoned Places / The Shadow of the Soul / Disintegrates from Within / Towards Desolation / Becoming the Void of Nothingness. Ebbene sì, quel geniaccio di Peter Andersson inizia a stupirci già attraverso la tracklist, che forma una sorta di piccola epigrafe, un testo ideale che ci illustra questo nuovo trip nell’ambient industriale più oscura.
“Requiem for abandoned Souls” si apre con suoni di campane lugubri. Peter Andersson con la sua creatura cerca di dar voce al male, ai peggiori incubi e ai sentimenti più negativi che lacerano l’anima dell’uomo. Ed ecco la desolazione della prima traccia, “In Abandoned Places”, con rumori metallici sparsi qua e là nel buio sonoro che ci inquietano parecchio. L’inspiegabile cerca di giungere a noi sotto forma di musica proveniente da un’altra, misteriosa dimensione mistica con “The Shadow of the Soul”, che sembra a tratti farci vedere un alone di speranza, tuttavia troppo presto deluso.
Perché “Disintegrates form Within”, col suo silenzio iniziale e i campionamenti industrial che aumentano in crescendo, come se qualcuno stesse cercando di smontare in mille pezzi qualcosa, annichilendolo totalmente. E il silenzio che pian piano torna sembra volerci dire che l’opera di demolizione è stata completata.
“Towards Desolation”, un lungo momento in cui i confini fra musica e silenzio si fanno sempre più labili, in un viaggio sonoro emotivamente coinvolgente verso il nulla più totale. Un viaggio che giunge alla sua conclusione con una “Becoming the Void of Nothingness” che è il trionfo del nichilismo musicale, coi suoi suoni appena sussurrati e qualche lampo via via più frequente ad esprimere il caos disgregante, che ci porta progressivamente all’annullamento totale che si corona nell’inesorabile immutabilità del silenzio finale.
Peter Andersson non è un innovatore. La sua musica si offre sempre sulle solite coordinate industrial ambient: nera, mistica, in continuo oscillare fra il triangolo sonoro formato da rumore, melodia e silenzio, sempre alla ricerca di emozioni forti, assolutamente coinvolgenti, impossibili da descrivere appieno nonostante ci abbiamo provato.
L’unica cosa che rimane da fare è decidere se avventurarsi nel mondo oscuro di Raison d’Etre: chi già conoscesse i vecchi album del progetto svedese e volesse ancora provare l’angoscia di un disco a questo nome, non resterà affatto deluso.
Rimane solo da dire che stavolta la Cold Meat Industry ci offre un particolare, insolito optional – almeno per questa etichetta – in quanto potrete anche scegliere fra cinque differenti copertine di “Requiem for abandoned Souls”.