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Il migliore esempio di quanto sia importante la qualità della registrazione e del lavoro in studio.
Il quartetto di Treviso si approccia alla musica creando una buona atmosfera che si installa, immobile, tra vene dark e attitudine punk, cercando di attirare ipnoticamente a sè l’ascoltatore di turno.
Purtroppo, la qualità delle riprese è amio parere di gran lunga insufficiente per spingere il commento oltre l’esposizione di semplici intuizioni. La voce risulta stentata, la batteria non definita, il basso evanescente.
E’ notevole lo sforzo da compiere per rendersi l’idea di come suonino davvero questi ragazzi.
Per cui ecco le mie ipotesi:
le basi ci sono, uno sguardo obliquo al rock targato Joy Division e Cure del periodo Disintegration. Purtroppo 3 canzoni sono pochine per capire se il bagaglio del gruppo è più vasto. Comunque buone le idee alla base dei pezzi, va migliorato il lavoro di scrittura ed arrangiamento.
Sarà per la scarsa qualità del sonoro, ma risulta difficile arrivare con l’ascolto fino in fondo alle canzoni. Anche per il cantato in inglese (perchè?) Anche l’arrangiamento va curato più attentamente. Senza rinnegare la propria attitudine, ma rendendosi conto magari che un riff ripetuto 64 volte senza cambi di suoni o struttura alla fine scassa.
per cui: buon lavoro ai Wet Finger, e cercarte di investire un po’ più energie nel fissare nei dischetti la musica che veramente avete in testa (sempre che il lo-fi non sia voluto… in questo caso rimangio tutto… e boccio il disco :-) ): vale la pena sbattersi un po’ tra mixer e studi seri per mandare in giro qualcosa di più ascoltabile! In bocca al lupo.
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