Bearsuit – Cat spectacular!

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“Welcome bearsuit spacehotel”, così recita la prima traccia. Questo è un invito, è un invito per una festa un pò fuori dal normale. Di quelle feste in cui tiri fino al mattino, dove ti diverti da pazzi, un pò surreali, un pò assurde, di quelle che, quando ti risvegli dopo il sonno ristoratore, ti chiedi “ma è successa davvero? ma non ero in realtà in una dimensione parallela? ma stavo forse sognando?”, di quelle popolate dai personaggi più stravaganti che tu abbia mai visto e sopratutto dove non capisci mai chi sia il festeggiato ma questa è l’ultima cosa che ti tocca, l’importante è divertirsi. Dunque benvenuti nel disco dei Bearsuit, provate ad alzare un pò gli occhi, oltre la bottiglia di vino che giace quasi finita sul tavolo di destra, aldilà di quel tipo che non si è ancora staccato dal muro e che si mette volontariamente in disparte, ecco ci siamo, su quel palchetto sentirete qualcosa di assurdamente bello, delle canzoni fuori dagli schemi abituali, e se,come ricordo, avrete voglia di riascoltarle consiglio di mettere su “Cat Spectacular” e tutto ritornerà magicamente come in quella festa. Una prima traccia che ricorda certe melodie dei My Bloody Valentine, cosa che però rimarra un caso isolato in questo disco, che è poi amche il vostro viaggio in macchina, un pò pieno di aspettative, quando sei in fibrillazione perchè curioso della serata che ti aspetta. E poi si entra subito nel vivo del party con “cookie oh jesus”, frizzante e allegra con una certa attitudine punk, la stessa di cui è permeato gran parte del disco, e un ritornello così ossessivamente ripetitivo che sarà difficile non canticchiarlo verso la via di casa. “Rodent disco” è quel pezzo dove è impossibile non ballare, veloce e accompagnato da musichette appena uscite dal videogioco che più vi aggrada, cosa che un pochino mi ricorda gli ultimi Deerhoof, e poi arriva anche il momento di avvicinarsi al tavolo per bere qualcosa con un sottofondo più calmo che profuma in certi punti di esotico come è “cherryade” che però riserva una piccola sopresa nel finale, tanto per non farci rammollire troppo. Non si può riprendere fiato a lungo, parte così “going steady”, un bignami della musica che ci siamo visti passare davanti negli anni ’90, in questo pezzo ci troverete tutto, dal punk al noise, dal pop all’ elettronica, un tunnel di strumenti tutti diversi e tutti perfettamente non in sintonia, e quando si inizia a essere un pò brilli non c’è nulla di meglio che brindare al suono di “Itsuko got married” dove in lontananza gli echi dei primi blonde redhead si fanno sempre più insistenti, e se poi, stanchi, cadrete sul divano non preoccupatevi perchè “prove katie wrongg” vi farà compagnia. Nel momento in cui un paio di bellissimo occhi azzurri vi guarderanno sarete di nuovo pronti a correre in pista per ballare sotto la vena elettronica di “tstm”, già innamorati di quella ragazza dai capelli colorati e dalla gonna troppo corta e la vostra “diagonal girl” inierà ad entrare nei sogni, e fissando la sua meravigliosa presenza nei vostri occhi vi lascerete andare tra le strampalate melodie di “Kiki keep me company”. Con una vena di crudeltà arriva il mattino, “on your special day” chiude le porte della casa con calma per non svegliare i vicini e tutto si chiude alle vostre spalle. Forse se frugate un pò nella memoria piccole istantanee vi torneranno in mente come il ricordo dei Belle and Sebastian che si facevano di acido in fondo alla camera, oppure Kazu dei Blonde Redhead che arriva un pò in ritardo accompagnata dalla cantante dei Deerhoof reduci da un concerto punk. Un disco spettacolare, un misto tra indie pop, elettronica, punk e noise, tutto condito da una quantità di suoni diversi veramente strabiliante e de un’anarchia musicale difficilmente individuabile in altre realtà. In questa caotica festa troverete sicuramente qualcosa di vostro gradimento e ogni volta che ci vorrete ritornare scoprirete dei piccoli particolari nuovi che vi lasceranno a bocca aperta. Un primo disco davvero esaltante per un quartetto che suona con maschere di peluche dalle sembianze di orsi e che riesce a distinguersi da tante fotocopie che escono di questi tempi.