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“Le melodie create dai Dropbox sono le migliori dai tempi degli Alice In Chains, questa band è puro rock-n-roll”. Queste le testuali parole che Sully Erna, leader dei Godsmack, ha usato per presentare la prima band messa sotto contratto dalla sua nuova etichetta, la “Realign Records”, distribuita dalla Universal. Mr. Erna esagera ma bisogna ammettere che il disco di debutto omonimo dei Dropbox, sul quale lo stesso vocalist e songwriter dei Godsmack suona praticamente tutte le tracce di batteria, non è affatto male. Cerchiamo però di andare con ordine. I Dropbox si formano nel 2002 dopo che John Kosco, il cantante, consegna ad Erna un suo demotape. Questo, impressionato dalle doti vocali di Kosco, non perde tempo e gli presenta Lee Richards, ex-chitarrista dei Godsmack. I due si rendono di avere un’attitudine molto simile nei confronti della musica, decidono di mettere su una band vera e propria con l’aiuto di Joe Wilkinson (chitarra), Jimmy Preziosa (basso) e Bob Jenkins (batteria); che suona solo su tre tracce del disco ma li accompagnerà in tour) ed iniziano a scrivere insieme. Il risultato di quasi due anni di lavoro è proprio “Dropbox”: un album pesantemente influenzato dai sopraccitati Alicetti, basato sull’incontro tra hard rock e grunge, e prodotto da Dave Jerden, un altro grande nome dello scorso decennio che ha curato dischi come “Dirt” e “Facelift” (ancora AIC!), “Mother’s Milk” e “Ritual De Lo Habitual”. Le intenzioni della band originaria di New Orleans sono chiare fin dall’attacco di “Wishbone”, primo singolo e pezzo portante del videogame “Transformers” della Atari, che apre il lavoro con un accattivante riffone di chitarra che sembra essere stato confezionato negli anni ’90 e scongelato solo adesso. Kosco si ispira un po’ troppo a Layne Staley ma la sua voce potente, il suo timbro, la sua interpretazione e le sue melodie riescono a risultare convincenti in ognuno degli undici pezzi che compongono questo disco. Un disco di media durata (non raggiunge neanche i 40 minuti), ben suonato (la sezione ritmica è davvero buona), che contiene diverse canzoni più che discrete (“I Told You”, “Forgotten Song”, “Nobody Cares” e la stessa “Wishbone” su tutte). L’unico problema di questo album è che non offre grosse novità: i Dropbox si limitano a riproporre, seppure con gran mestiere (l’album è assolutamente godibile), una formula ben consolidata senza fare troppi sforzi per cercare di uscire dagli schemi.