Kings of Convenience – Riot On An Empty Street

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Tra i principali protagonisti della nuova scena acustica, i Kings of Convenience tornano sulle scene dopo il fortunatissimo esordio di 2 anni fa, quel “Quiet is the new loud” che aveva ben impressionato sia pubblico che critica. Continuamente nominati quando si parla di musica elegante ed acustica (non ultimo il nostro forum), i nostri non tradiscono le attese e pubblicano un album che potrebbe essere inteso come la naturale prosecuzione del già citato “Quiet is the new loud”, pertanto melodie e armonie vocali suadenti che si distendono lungo le delicate vibrazioni di una chitarra acustica ben suonata e sognanti trame di archi, presenti e ben amalgamati sullo sfondo. Ogni canzone è ben assemblata e la ricerca melodica sembra vincente, in più la quasi totale assenza di supporto ritmico non pare stancare l’ascoltatore, che anzi avrà di che godere durante l’ascolto di autentiche gemme soft pop come l’iniziale “Homesick”, o nella successiva, nonché singolo apripista, “Misread”, forte anche di un indovinato fraseggio pianistico. La formula non cambia, tutto gira intorno alla bella voce di Erik e alle indovinate trame chitarristiche che vanno a caratterizzare tutte le belle e riuscitissime composizioni di “Riot on an empty street”. Ma nessuno oserebbe chiedere particolari sorprese ai Kings of Convenience, dimostrazione vivente di quanto sia possibile fare grande musica con una semplice chitarra acustica, senza ricorrere a inopportuni e pomposi arrangiamenti che hanno fatto la fortuna di gruppi ben meno meritevoli di attenzione.
Un ultimo commento: molti hanno già parlato di mancanza di originalità riferendosi a questo disco, avendone constatato la poca differenza col predecessore. E’ giusto che lo dica per darvi modo di valutare anche altre opinioni prima di metter mano al vostro portafogli. A mio parere parlerei invece di coerenza e di stile. E’ senz’altro vero che i Kings of Convenience insistono sui soliti sentieri di “Quiet…” , ma è altresì vero che lo fanno attraverso canzoni molto belle ed ispirate, in cui non vi sono tracce di stanchezza o furbi tentativi di autocitazione. Pertanto non vedo perché criticarli negativamente. Insomma, se questo “Riot on an empty street” fosse stato semplicemente e per assurdo il cd2 di “Quiet is the new loud”, credo nessuno avrebbe storto il naso, anzi forse i nostri sarebbero ancora più famosi di quanto già non lo siano, poichè in questo caso avrebbero dato alle stampe un doppio album senza punti deboli. Dunque è la solita vecchia storia: “cambi? Ma perche hai cambiato, in fondo andavi bene così com’eri.Non cambi? Ma perché non hai provato a sperimentare qualcosa di diverso?”. Tutte chiacchiere sterili di chi forse la musica non l’assapora dentro di sè e invece resta intrappolato in considerazioni che non portano da nessuna parte. C’è anche chi ha sempre accusato la proposta dei Kings come un qualcosa di ampiamente superato. Poco male: tra i sostenitori di questa tesi ce ne sono molti che amano andare ai concerti degli Strokes, dei Jet e dei White Stripes, convinti di assistere ad un qualcosa di estremamente “fico” e magari pure “nuovo”. Ed ho detto tutto. Comunque sia i nostri non saranno degli innovatori ma conoscono le vie delle emozioni come pochi altri oggi.
In “Riot on an empty street” vince la musica, e spero sarete in tanti ad accorgervene.