Morrissey – You are the quarry

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Di Morrissey se ne possono dire tante, e la gran parte di queste sono emozioni. Non si possono dimenticare quelle che lui è capace di dispensare dopo anni che ti tiene compagnia con la sua voce, a partire dalle prime note di “Rubber Ring” per poi finire su quelle di questo ultimo buonissimo lavoro. Forse è una piccola lacrima quella che scende ricordando che qui di Jhonny Marr non troviamo nulla, che all’interno di “You are the quarry” il suo talento non c’è, ma poi ci si accorge che la sua voce pulsa di nuovo nello stereo e i dubbi svaniscono nel nulla. Quella voce inconfondibile, piena di ricordi, sempre calda come se ogni volta volesse conquistarti, un pò sofferta, ma sempre quella, la stessa che negli anni ’80 ti ha stregato e che ora ti trasmette dei nuovi, inaspettati, sentimenti. Morrissey ha provveduto a non far mancare proprio nulla a questo suo nuovo lavoro, forse uno dei migliori tra quelli suoi solisti. Ci sono i pezzi più tirati, quelli che fin dall’inizio sono destinati a diventare i “singoli da classifica”, come “Irish blood, English heart”, colpevole forse di arrangiamenti troppo scontati e a volte superflui ma che comunque gli si possono perdonare, ci sono delle ballate disilluse e sincere come “I have forgiven Jesus” con le sue tinte scure e il suo ritmo ripetitivo, a tratti ipnotizzante. Poi c’è il Morrissey che ti dà sicurezza, che ti ammalia con il suo timbro fermo e caldo allo stesso tempo, c’è il Morrissey di “Come back to Camden” o di “Let me kiss you” che ti guarda con occhi profondi e protettivi, oppure c’è quello da ascoltare a luci soffuse come in “I’m not sorry”. Un continuo passare da temi politici a momenti di grande tenerezza, un disco che non fa che confermare la grandezza di questo personaggio, una nuova pagina di brividi cn la sua voce di sottofondo. E come diceva in “Rubber Ring”: ” Don’t forget the songs that made you cry and the songs that saved your life”