Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: |
La Thirsty Ear, etichetta del pianista Matthew Shipp, porta avanti da vari anni un progetto: esplorare le dinamiche possibili che si possono instaurare tra il jazz e l’elettronica. Fin qui nulla di strano: non è la prima volta che il mondo Hip Hop incontra il jazz. C’è da dire però che questo fantomatico incontro ha sempre preso la forma di campionamenti rubati da chissà quale vinile o fugaci beat imposti. Nel suo terzo capitolo viene chiamato alle manopole El-P – musicista Hip Hop (Cannibal Ox) e già ex produttore dei Company Flow – al quale, come una sorta di correttore di bozze dedito al cut up, viene affidato il compito di rielaborare l’intessitura jazzistica dei Blue Series Continuum tagliandola, remixandola e, infine, ricucendola.
La novità del disco si trova tutta in quest’approccio: questa volta il DJ è chiamato a lavorare in toto sulla composizione lasciando il dovuto spazio alla coppia ritmica William Parker e Guillermo E. Brown (contrabbasso e batteria) per la caratterizzazione del groove che molte volte richiama le sonorità funky/hip hop – come nel caso della poco elettronica “Get Your Hand Off My Shoulder, Pig” e della dinamicissima “Get Modal”.
Ed è proprio questa impeccabile sezione ritmica il punto di forza di un cd il cui scopo principale è costruire dei pattern nei quali le dinamiche a mò di campionatura la facciano da padrone: il lavoro di El-P molte volte si limita al puntellare di rumori digitali e campionature una ritmica funkeggiante mettendo bene in mostra gli incastri assillanti di pianoforte (che avrebbero fatto la fortuna di qualunque horror di Dario Argento!) a cura di Shipp e soci (su tutti il trombone di Swell che sembra quasi frenare le ritmiche) e al ritoccare tutto ciò che si trova in secondo piano; forti accenti di funky, vaghi accenni di tango e di oriente (“Intrigue In The House Of India”) e timbriche jazz che si muovono tra il classico e la sperimentazione (la rielaborazione del jazzista-attore Charles Aznavour per il pezzo di apertura e chiusura; l’attitudine ambient/space che traspare da “Something Is Wrong”) caratterizzano questo lavoro sotto al quale agisce una sorta di tappeto quasi spaziale dove cammina con fare timido un El-P attento a cucire, intrufolandosi pienamente una sola volta in tutto il lavoro (“When The Moon Was Blue”, campionamento di un nastro registrato sorretto dal trombone noir di Swell).
Un lavoro da produttore più che da musicista, ma che completa perfettamente le intuizioni del gruppo capitanato da Shipp: come far convivere l’improvvisazione con le divagazioni elettroniche senza che nessuna della due risenta la presenza dell’altra.