Stooges: Il Limbro del Rock 'n' Roll

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, quando ancora i Black Sabbath suonavano in un garage e il piccolo Johnny “Rotten” Lydon si limitava a tirare la treccia delle sue compagne d’asilo, quando il sogno della generazione fricchettona già svaniva in una nuvola di chylum poco distante dall’autocelebrazione di Woodstoock, in quell’epoca nascevano gli Stooges. Una tetrade di disperati che, scritturata dall’Elektra, riuscì con due soli album a cambiare il volto del rock per sempre, forse senza nemmeno accorgersene. Oggi dopo ben trentacinque anni gli “Scagnozzi” vengono a calcare le assi dei palcoscenici di tutto il mondo, lontani dalle ristrette nicchie di appassionati che avevano accolto il loro esordio: merito soprattutto del signor Iggy Pop, cantante e frontman del combo nonché celebrato interprete di una longeva carriera solista. In quest’ultima il rocker di Detroit ha registrato album capolavoro come “The Idiot” o “lust For Life”, partecipato a pellicole di culto, inventato il punk, influenzato gran parte della scena heavy degli anni ‘80 (dai Metallica ai Guns n’ Roses), strizzato l’occhio al suono e all’attitudine dell’indie rock dei primi anni ’90 e al grunge dei Nirvana. Pop punkers di ultima generazione quali Sum. 41 o Green Day gli rendono omaggio nel suo ultimo cd “Skull Ring” confirmando alcuni dei pezzi e persino la cinica electroclasher Peaches ha duettato con lui in più di un’occasione.
Insomma, Pop non ha certo bisogno di rilanci: nonostante ciò (o forse proprio per questo) ha deciso di cedere alle insistenti richieste dei fratelli Ashleton e di rimettere su il gruppo che per primo gli insegnò “ad essere cattivo”. Da Detroit in poi i padri del punk stanno ora mettendo a ferro e fuoco platee oceaniche, tra cui si annovera anche quella torinese, costituita da 50.000 o più persone provenienti da tutto il Bel paese e anche dall’estero. All’interno della tre giorni del Traffic Free Festival (ideato da Max Casacci dei Subsonica) dopo l’esibizione di glorie locali (Africa Unite, Subsonica, dei fantastici Linea 77) e nazionali (Vinicio Capossela e Roy Paci) gli Stooges sono il primo gruppo di caratura mondiale. Così, radunata un’immensa pattuglia di fans, tornano finalmente a mescolarsi le magliette di “Master of Puppets” con le crestone variopinte: perché l’Iguana è prima di tutto, il crocevia, lo spartiacque.
Dopo uno show senza infamia né lode da parte degli openers Dirty Americans, conclusosi con una cover della zeppeliniana Heartbreaker, i riflettori del Parco Pellerina arrivano ad illuminare una pellaccia torturata da quasi sessant’anni (l’avreste mai detto?) di abusi e follie di qualsiasi genere attorno a un corpo ossuto e nervoso; a dispetto di una recente operazione all’anca Iggy comincia a muoversi e a sculettare, in un modo che farebbe invidia al Jagger più sensuale, già dalla prima canzone: “Loose”, “sbrigliato” per l’appunto. Il pogo arriverà poco più tardi al wah-wah di “1969” e subito dopo con l’attesissimo inno sadomaso “I Wanna Be Your Dog”, anch’essa tratta dall’ album di debutto…chi si aspettava una scaletta da Greatest Hits è stato però amaramente deluso. Gli Stooges sono gli Stooges, la carriera solista (più commerciale) di Pop è momentaneamente accantonata, e gli unici pezzi ammessi sono quelli firmati anche dagli Ashleton. Una scelta integralista che costringe il quartetto a snobbare anche il terzo (più noto) disco “Raw Power”, il primo a delineare in primo piano la figura del cantante relegando però nell’oscurità il resto del gruppo. Niente Search And Destroy dunque, niente the Passenger, niente la la la la lalalala per il dispiacere degli ammiratori più superficiali. E da questo punto di vista gli Stooges questa sera, non fosse per la folla oceanica e le rughe, potrebbero assomigliare ad una garage band di adolescenti…in fondo suonano ad un festival locale, gratuito, hanno un frontman scatenato che fa di tutto per farsi notare dalla platea, e soltanto una manciata di pezzi da suonare.
E li suonano senza risparmiarsi, dando nuova foggia alle melodie di “Fun House” (con tanto di Sax), “Tv Eye”, “1970”, regalando alle prime file frequenti sputazzi (ricambiati da una selvaggio tiro di bottiglie) e facendo salire un manipolo di scatenati ascoltatori sul palco per cantare “No Fun” mandando in scompiglio gli addetti alla sicurezza.
Dopo l’esecuzione delle uniche primizie “Little Electric Chair” e “Dead Rock Star” contenute nel nuovo cd di Iggy ( e preludio ad un nuovo disco targato Stooges ? ) la band deve ricorrere ad un espediente piuttosto dilettantesco per riacchiappare un’ultima volta l’audience: la reprise di “I Wanna Be Your Dog” fa sorridere ma se non altro funziona ed è una sorta di orgasmo finale che manda la folla al pogo barbaro dopo un’ora e spiccioli concerto, risultato tangibile di una Reunion che, una volta tanto, non sembra essere dettata da ragioni economiche. Questo è punk rock: Good Charlotte, a lavorare!