Tortoise – It's All Around You

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Chi può affermare che i Tortoise non siano una delle band post rock per eccellenza? Perché se il termine sottende implicitamente cambiamento, i Tortoise sono gli alfieri di questo: “It’s All Around You” è, bene o male, l’ennesimo passo verso questa definizione.
Figlio del così contestato “Standards”, sembra portare avanti – in maniera migliore – alcuni spunti del disco precedente ripescando e ampliando sonorità elettroniche, batterie a volte in primo piano per supportare la melodia, contrappunti e deviazioni jazzistiche dritte da “TNT”, mentre non mancano i suoni martellanti e profondi del basso – di provenienza dub – ripresi in prestito dal lavoro “Millions Now Living Will Never Die” e messi in risalto tramite una produzione che ha del brillante, come non mancano le sonorità minimaliste di apertura un pò ambient un pò esperimenti à la kraut rock, e i lavori a più piani di ascolto, come se le melodie giocassero a livello inconscio mentre colpiscono l’orecchio. Non manca assolutamente nulla per avere tra le mani il classico disco che ti aspetti dai Tortoise; e qui si trova il limite di questo lavoro.
Il cd in questione rimescola le quasi solite carte in tavola e, pur non mancando di una certa innovazione ed episodi lodevoli (tra i quali vale la pena citare l’orientaleggiante “Crest”, i riff granitici di “Salt The Skies che pesca a piene mani dal jazz come dall’hard rock vagamente sabbathiano, e la scarnificazione di “Millions..” portata avanti da “Strecht”) è evidente un freno a mano nelle composizioni, che ora si dirigono più verso una ricerca melodica chiaroscura che su grandi e intuitive invenzioni sonore.
Si può ipotizzare quindi che tenti di rifuggire il problema che affliggeva “Standards”: pochissimi spunti davvero notevoli (e per notevoli intendiamo ovviamente quelli che li hanno fatti famosi nel lontano 1995 e a modo loro nel ‘98, anni d’uscita di “Millions..” e “TNT”) e composizioni che stentavano a lasciare tracce per la troppa attenzione a non cadere nel manierismo; questo lavoro riesce nell’impresa di essere molto meno pretenzioso, più riflessivo e maturo: di certo un piccolo passo avanti, ma con la testa ancora non del tutto rivolta verso l’orizzonte.

Autore: Samuele Boschelli

Incontri una persona dopo anni e non è più la stessa. Curioso è constatarne l’evoluzione passo dopo passo, le esperienze che si susseguono nella sua vita e che contribuiscono a renderla ciò che è oggi. Il cammino è spesso tortuoso, si passa attraverso momenti di luce ad altri di buio totale, ma comunque sia ogni epoca di vita rappresenta un tassello importante di ciò che poi saremo. Allo stesso modo incontri i Tortoise dopo 15 anni e ti accorgi che non sono più gli stessi. Inevitabile voi direte. Ma non scontato. E’ con questa idea che mi sono avvicinato all’ascolto di questo “It’s all around you”, ovvero sapendo che i Tortoise non sono più quelli di “Millions…”, album che ha segnato un’ epoca del rock recente. I Tortoise oggi sono una persona che è frutto di mille esperienze: chissà i posti che hanno visitato grazie alla loro musica, i luoghi che li hanno spiritualmente fatti crescere, i dischi che hanno ascoltato più e più volte. Tutto questo e forse più è stato il cantiere ideologico di questo disco, in cui davvero è impossibile tracciare delle coordinate stilistiche riconducibili a ciò che ci si aspetterebbe da un gruppo come i Tortoise. “It’s all around you” è sorprendente nella sua linearità, geniale nella sua suggestiva carica emotiva, non rinnega niente del passato ma allo stesso tempo guarda avanti verso le prossime avventure, le prossime sfide che non hanno la pretesa di coinvolgere chiunque. Si è fatto tesoro anche degli errori di questa vita, qua e là i tentativi di “Standards” riemergono con una maggiore organicità. Si tratta di un disco per una nicchia di uomini malinconici e riflessivi, le arie proposte infatti non hanno a che fare con la spensieratezza che questo mondo vorrebbe farci sopportare, al contrario si da spazio alle parti più introspettive di questi musicisti, finalmente a loro agio in una formula musicale che comincia a riscuotere un certo seguito anche in Italia. Gli episodi di maggiore importanza di questo disco lo rendono pressoché impedibile, mi riferisco a perle come la title track, esotica e complessa, alla sognante e commovente “Crest”, nonché alla ricercatezza espressa in “Stretch”.
Come i Mogwai, i Tortoise lasciano da parte i gloriosi deliri della gioventù e proseguono la loro vita artistica sulle vie delle emozioni, cibo essenziale per l’uomo e la sua anima.