Intervista a Treves Blues Band: Blues all’Italiana…

  • Non mi resta che ringraziarti di cuore caro Fabio sei sempre gentilissimo, e soprattutto ti ringrazio, a nome di tutti gli amanti della musica del diavolo, per la tua instancabile opera di diffusione del blues che da sempre porti avanti e per i tanti momenti di gioia che con la tua musica mi hai donato in questi anni. Ti auguro altri 30 anni di grande blues come quello che ci hai sempre regalato
  • Carissimo sono io che ti devo ringraziare a nome di tutta la TREVES BLUES BAND.
  • Ho notato che negli ultimi due album canti meno rispetto al passato, è solo una coincidenza o una scelta precisa?
  • Canto di meno solo perchè Gariazzo credo sia più cantante, anche se sono in molti a dire che la mia voce è “particolare”…credo che comunque sia solo una coincidenza, e poi meno canto più suono la mia amatissima armonica Hohner Special 20…
  • Hai nastri di altri duetti che non hai messo nel disco e nel caso intendi pubblicarli in futuro?
  • Sì, ci sono altri duetti, ma ho voluto tenere qualcosa per il futuro!
  • Tra i molti ospiti presenti nel tuo disco quale è stato quello con cui ti sei trovato meglio?
  • Con tutti, anche se l’incontro con Roy Rogers è stato veramente gratificante, insomma ricevere i complimenti dal produttore di John Lee Hooker non è cosa di poco conto…Però il duetto con Willy DeVille mi fa ancora venire la pelle d’oca.
  • Assistendo ai tuoi concerti ho notato che ci sono sempre più giovani tra il pubblico, credi che finalmente il blues stia conquistando anche i nostri ragazzi ?
  • Sì, credo che ormai la breccia si sia ingrandita e i giovani abbiano finalmente avuto la possibilità di rendersi conto della dignità culturale del BLUES, della sua potenza di impatto, della sua semplicità e grandezza nello stesso tempo..Anche se non hanno la possibilità di vederlo in Tv o di ascoltarlo per radio(eccezione fatta per Rock Fm e LIFEGATE RADIO)si avvicinano con grande passione, mi fermano dopo il concerto per informarsi e chiedere i suggerimenti utili per andare avanti spediti sulla strada del blues..
    E poi bastano pochi concerti per capire che dal Blues sono nati quasi tutti i generi musicali di moda dagli ultimi 80 anni in poi(Jazz, Bebop, R & B, Rock, Pop,Rap etc…..)
  • Penso che la presenza di Chuck Leavell e del suo Hammond diano un bel tocco al vostro sound non hai mai pensato di inserire un tastierista in pianta stabile?
  • Credo che “squadra che vince non si cambia”…quindi per adesso non è previsto un quinto elemento, anche se in mente di bei hammondisti ne ho…però è così, oggi come oggi il quartetto va bene, quindi…se son rose comunque fioriranno….
  • Sempre approposito di Bloomfield: “Live in Italy” il disco dal vivo in cui nella seconda parte la TBB accompagna il grande Mike è irrimediabilmente fuori catalogo? E’ un vero peccato perché trovo che sia un disco semplicemente sensazionale.
  • Anche su questo sono d’accordo al 100%..però questa volta non dipende da me, il vinile del 1980 infatti è di proprietà del caro amico Claudio Trotta della Barley Arts…non posso certo io ristampare qualcosa che non mi appartiene…speriamo che lui si decida a farne un pò di copie da spedire ai tanti fans che da anni me le richiedono…personalmente ogni volta che lo ascolto mi commuovo, perchè i ricordi si fanno vividi e presenti, è stato un bellissimo incontro che non potrò mai dimenticare!
  • Tra tutti i brani contenuti nell’album due mi hanno particolarmente colpito: quello con Willy DeVille e quello con Bloomfield ci puoi dire qualcosa a riguardo di questi due grandi personaggi?
  • D’accordo anche su questo, a mio avviso sono i brani più “belli”, o meglio quelli a cui io sono più legato, perchè Mike ci ha lasciato troppo presto e Willy è un Grande, ma Grande uomo di Blues..con il suo carattere ma dentro è uno che sa cosa significa fare il Blues…Con lui avevo già suonato, anche dal vivo, altre volte, quando gli ho chiesto di comparire come ospite mi ha detto subito Ok..per avere la liberatoria di Mike ho contattato la sua famiglia che mi ha fatto un sacco di complimenti ed erano più felici e commossi di me..Ti rendi conto?
  • Dagli anni 70 , quando hai iniziato, ad oggi come è cambiato il rapporto tra il nostro paese e la musica del diavolo?
  • Penso che di fondo non tanto sia cambiato, i media sono sempre abbastanza poco interessati, RockLab escluso..Tele e radio fanno proprio poco, però sono aumentati i Festival Blues in tutta la penisola e quindi anche il pubblico è aumentato e migliorato, culturalmente e qualitativamente parlando…e poi ci sono una marea di giovani che partono, come feci io 40 anni fa, alla scoperta delle radici del Blues, quello originale.
  • Passiamo ora al disco: mi sembra che questa formazione della TBB sia forse la migliore di sempre, tra te e Kid poi si percepisce una grande intesa, cosa ne pensi?
  • Hai ragione, se c’è l’intesa gira tutto perfettamente, basta un’occhiata per capirsi, sono anche sicuro che in una band tutto nasca dall’amicizia che a volte significa rispetto delle diversità altrui, tolleranza e tanta, tanta umiltà…
  • Come è nata l’idea di Blues Friends?
  • E’ nata pensando a come fare per festeggiare degnamente i nostri primi trent’anni di vita…Pensando al nostro pubblico ho creduto giusto impegnarmi(sotto tutti i punti di vista)per dargli un prodotto buono, onesto, fresco, godibile e non FINTO…Penso che dalla confezione al contenuto gli sforzi siano stati ripagati dai complimenti che riceviamo…E si tenga presente che io sono il produttore di me stesso…Ma non ci sono grandi differenze tra il nostro Cd e uno edito da una delle tante multinazionali discografiche….mi sembra!
    Poi parlando di “Bluesfriends”ho avuto la fortuna di avere amici sinceri, e quindi sono stato anche agevolato nella produzione del Cd..
  • Mazda Palace, Milano 7/9/2004
    Vedere un concerto della Treves Blues Band è sempre una grande emozione; Fabio e i suoi “ragazzi” sanno regalare al loro pubblico spettacoli davvero trascinanti e coinvolgenti e questo ormai da molti, molti anni. Ma la sera del 7 settembre al Mazda Palace c’era qualche cosa in più. Gli appassionati sapranno già che la TBB festeggia i suoi 30 anni di blues e per farlo ha pubblicato il bellissimo “Bluesfreinds”. A supporto del disco i nostri sono anche impegnati in continue esibizioni live in tutta la penisola. Come abbiamo già detto gli show della TBB non sono mai banali e scontati e soprattutto sono sempre di altissimo livello, ma in quella sera di Milano si respirava una sorta di emozione particolare: un po’ come se tutti i fan più accaniti, il popolo del blues, si fosse dato appuntamento per festeggiare un personaggio che contro tutti e contro tutto da oltre 30 anni percorre la strada del blues: Festeggiarlo e ringraziarlo. La formazione è quella supercollaudata che vede Alex “Kid” Gariazzo alla voce e chitarre, Massimo Serra alla batteria e Tino Cappelletti al basso con ovviamente Fabio Treves all’armonica e voce. Come da copione si inizia con una formazione a trio che esegue la sempre bella “Blues Again”; poi Kid presenta Fabio e subito l’applauso è forte. Massimo rispetto e gratitudine nei confronti della band ma questa è soprattutto la festa di Fabio e siamo lì tutti per lui. Una breve intro strumentale, due chiacchiere col pubblico, e subito parte una fenomenale versione di “Baby Lee” ( brano del grande John Lee Hooker): la TBB è in grande forma, Tino e Massimo “pestano” come sanno fare creando il giusto supporto ritmico per gli assoli di Fabio e Kid i quali ormai si intendono a meraviglia. Segue una superadrenalica versione di “Flip Flop and Fly” con i nostri scatenati. Tra una song e l’altra Fabio scherza col pubblico , è in grande forma e lo si capisce. Si continua con una grandiosa “Baby , Want You Want Me To Do” (Jimmy Reed) prima della prima sorpresa della serata: sul palco sale infatti il primo ospite della serata: presentato da Fabio come “the new king of the blues” si unisce alla festa Rocco Tanica tra l’ovazione generale. Appena il tempo di dar modo a Rocco di accomodarsi alle tastiere che parte “Windy City Blues” brano che fa da opener in “Blues Friends”. Questa volta alla voce c’è lo stesso Treves per questo splendido slow sfumato di jazz che presto si trasforma in una grande jam con assoli continui ed emozionanti prima che faccia la sua comparsa sul palco il “maestro”. Accompagnato dal suo fido violino si unisce alla festa Mauro Pagani e a questo punto il delirio è totale. Mauro sa suonare praticamente qualsiasi cosa ma raramente gli ho sentito suonare il blues. Beh ragazzi sentire il suo violino dettare e duellare con la chitarra di Kid e l’armonica di Fabio è stato davvero un spettacolo eccezionale. Ormai i nostri sono lanciatissimi e così si buttano in una straripante versione dello strumentale “Amen” davvero da togliere il fiato. E’ ora il momento di “On The Prowl Again” brano che nella versione da studio mi aveva fatto una grossa impressione e che dal vivo risulta ancora più coinvolgente con Gariazzo grande protagonista alla voce. Questo ragazzo più lo vedo suonare e più mi impressiona. Ormai ogni brano viene dilatato a dismisura con continue e favolose jam, la TBB quando parte è davvero una locomotiva! Con la successiva “Nashvegas”, un brano a cavallo tra country, blues e R&R, i nostri danno vita all’ennesima grande jam che vede il suo fulcro nell’esibizione di Massimo Serra nelle vesti di “suonatore di pentole” con tutto il pubblico coinvolto. Seguono delle torrenziali versioni di “Stone Fox Change” , uno standard dei concerti della TBB, e “Mojo Boogie” con sensazionali duelli tra armonica, violino (Pagani davvero indemoniato) e chitarra, che ci portano dritti al primo bis che risulta anche essere uno dei momenti più alti di tutto lo show. Mauro Pagani infatti canta un classico di John Mayall “Blues From Laurel Canyon” e tutto il palazzetto rimane veramente estasiato. Devo ammettere di aver sentito raramente il “maestro” cantare e mai mi sarei immaginato fosse in grado di offrire una performance del genere. Pagani si butta anima e corpo in questo splendido slow cantando in modo a dir poco favoloso come fosse un bluesman consumato. Strepitoso davvero! Si chiude con il classicismo “Sweet Home Chicago”, con tutto il pubblico che canta con la bande uno strepitoso Gariazzo alla slide, una serata davvero indimenticabile. Dicevo all’inizio che nell’aria prima del concerto si respirava una atmosfera particolare e alla fine del concerto ne ho avuto la conferma. Quando Kid ha presentato Fabio Treves e il pubblico gli ha riservato il doveroso tributo di applausi il nostro mi è sembrato visibilmente commosso…. Questa non è certo la prima volta che vedo la Treves Blues Band dal vivo ma devo ammetter che questa serata è stata una delle più emozionanti in assoluto. I nostri hanno ormai un sound collaudatissimo, sono grandi strumentisti e soprattutto hanno in Fabio Treves un leader che sa trascinare e coinvolgere il pubblico come pochi. Sulla sua bravura come musicista è inutile soffermarsi, Fabio è uno dei grandissimi, e non solo italiani, dell’armonica blues ma quello che più mi colpisce è l’entusiasmo che ci mette, si vede che ama il blues che ce l’ha nel sangue e sotto la pelle .Questo vecchio “ragazzo” del blues ha speso tutta sua vita per la musica del diavolo e se in Italia sta finalmente crescendo un bel movimento dietro alle 12 battute un grossa parte del merito va certamente a lui e noi appassionati non smetteremo mai di ringraziarlo per questo.Tino Cappelletti e Massimo Serra sono una sezione ritmica davvero formidabile , poco appariscenti ma fondamentali nell’economia del suono della band. Voglio anche spendere due parole pere Alex Gariazzo: da appassionato del genere ne sento tanti di giovani chitarristi che vengono spesso fatti passare per fenomeni ma a mio avviso ben pochi hanno la duttilità ,l’inventiva e la padronanza tecnica di Kid. Se ci aggiungiamo che è anche un grande cantante il gioco è fatto. Come ha detto lo stesso Fabio Treves , Gariazzo è il futuro del blues italiano e questo non può che rendere noi appassionati davvero felici.

    L’Intervista

    A seguito dell’uscita di “Blues Friends” il nuovo album della Treves Blues Band che ne celebra i 30 anni di attività, abbiamo chiesto a Fabio Treves di parlarci un po’ di questa sua ultima fatica discografica e di fare un po’ il punto della situazione ora che ha raggiunto un traguardo così importante. Come sempre Fabio si è dimostrato gentilissimo e disponibilissimo rispondendo in modo più che esauriente a tutte le nostre domande. Ecco il resoconto della nostra chiacchierata:

    Innanzi tutto: 30 anni di blues sono un bel traguardo, quale è stata in questi anni l’esperienza che più ti ha gratificato?

  • Sono tanti i momenti che ricordo con emozione e tante sono state le esperienze davvero entusiasmanti…non so..l’incontro con Hendrix nel suo camerino nel 1968? O sul palco con il mitico Frank Zappa in ocasione di suoi due concerti a Milano?O il vinile registrato con il grande chitarrista Mike Bloomfield? no,forse l’incontro con Muddy Waters…boh, non lo so…