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Racchiudere quarant’anni di musica italiana in un ep di sole tre, significative, canzoni: questo era lo scopo degli Afterhours. “Gioia e Rivoluzione” contiene in effetti quattro tracce (il brano che dà il nome al cd è, infatti, presente in due versioni) che partono dagli anni ’60 capitanati da De Andrè ai ’90 dove capeggia il nome di Fossati passando dal 1974 visto dagli Area.
Ad aprire la serie di cover sono proprio questi ultimi, “Gioia e Rivoluzione” è interprentata con maestria dalla voce di Manuel che sembra calarsi in modo perfetto in quegli anni di rivolta, subito a seguire il brano che da qualche mese a questa parte apre i live della band e che era presente nella compilation del Mucchio extra dedicata al Faber, “La canzone di Marinella” è dolce e amorevole quanto quella del cantautore genovese e “La canzone popolare” è eseguita perfettamente, quasi da eguagliare la versione originale. Gli Afterhours non fanno che confermare il loro amore per la canzone d’autore italiano continuando a porgerle omaggio proprio come successe, ai tempi di “Germi”, con “Mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano.
Tre cover interpretate con sentimento e maestria che però non lasciano trasparire nulla di nuovo su quello che dovremmo aspettarci sul nuovo album previsto per il gennaio del 2005, un disco non imperdibile, adatto a chi ama gli Afterhours e sente il bisogno di materiale nuovo (o quasi) tra le mani, una prova sicuramente più felice di quella di “Fingendo Poesia” dei Marlene Kuntz che aveva lasciato un pò tutti con l’amaro in bocca ascoltando le loro interpretazioni di Mina e Conte. Un’operazione commerciale per promuovere il film di Giulio Chiesa “Lavorare con lentezza” che vede Manuel e soci nei panni degli Area oppure un semplice tributo a canzoni ed artisti che fanno parte del nostro bagaglio culturale? Sarà difficile da scoprire ma rimane comunque un buon assaggio per placare un pochino l’attesa del successore di “Quello che non c’è” che vedrà anche la partecipazione di Greg Dulli. E non aggiungo altro!