Bonamassa, Joe – Had to Cry Today

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Solo l’anno scorso su queste stesse pagine recensivo “Blues Deluxe”, l’allora ultimo lavoro di Joe Bonamassa. Per esso spesi parole importanti perché il disco era davvero splendido. Dissi che il buon Joe era a mio avviso il miglior giovane talento del blues in circolazione e che quel disco ne segnava la maturità artistica. Ora a meno di 12 mesi di distanza mi ritrovo nuovamente a recensire un disco di Bonamassa e non posso fare altro che ripetermi. Se “Blues Deluxe” era splendido “Had To Cry Today” non gli è certo da meno. La formula è quella ormai collaudata con la chitarra del nostro assoluta protagonista di lunghissime jam strumentali e la sua bella voce forte e potente a impreziosire il tutto. Forse rispetto al passato il nostro strizza un po’ di più l’occhio verso il rock cercando anche suoni diversi prendendo spunto da generi come il country e il folk, ma questo non è certamente un male; anzi a mio avviso è un’altro punto in suo favore perchè la continua ricerca di nuove soluzioni è, a mio avviso, indice di grande maturità artistica. Questo ragazzo è ormai una assoluta sicurezza e lo posso affermare con gioia, il blues ha bisogno di musicisti giovani e bravi come lui. Ora bando alle ciance e passiamo al disco: “Never Make Your Move Too Soon” apre le danze al ritmo di un incendiario rock blues che richiama alla mente l’ultimo SRV (anche grazie al sapiente uso dell’hammond) quello di “In Steep” per intenderci. Grande ritmo, la solita chitarra mirabolante e una voce roca e carica al punto giusto. Non manca certo il classico assolo da favola che ci permette una volta di più di apprezzare tutta la maestria tecnica di Joe. Grande inizio. “Travellin’ South” è invece un vero omaggio al grandissimo Johnny Winter e al suo texas rock blues, con la slide che graffia e la sezione ritmica che pesta come un ossessa. Brani del genere oggi li sanno fare solo lui e Eric Sardinas, e scusate se è poco. Dopo un inizio così sparato è ora il turno di un mini strumentale dai toni un po’ ambient come “Junction 61”. Una sorta di intro per il primo slow del disco: “Reconsider Baby” è un classico di Lowell Fulson che il nostro interpreta da par suo, grandissima prova vocale e una serie di assoli da spellarsi le mani per oltre 6 minuti di grandissimo blues d’autore. “Around The Bend” è invece un brano anomalo: Si tratta di una sorta di ballata country folk semiacustica davvero pregevole. Il ragazzo non ha paura di sperimentare e questo è un segno di grande maturità da non sottovalutare affatto. Con la successiva “Revenge Of The 10 Gallon Hat” invece si ritorna più sul classico anche se non mancano alcuni accenni al country in questo gradevole strumentale. “When She Dances” è invece una ballatona romantica e strappalacrime. A dire il vero il brano suona un po’ di già sentito ma Joe la canta e la suona così bene che lo si perdona facilmente. E’ ora il turno della title track. Inizia quasi funky con un bel giro di basso molto seventies, poi entra la chitarrona superdistorta di Joe e si ritorna a un più classico rock blues ricco di stop and go. “The River” è una delle song che preferisco: la prima parte Joe la esegue in solitaria alla slide acustica mettendo in mostra tutte le sue grandi qualità oltre che di chitarrista anche di cantante. Poi Il brano esplode in un granitico rockblues di quelli che ti spostano dalla sedia con tanto di armonica come ciliegina sulla torta. “When The Sun Goes Down” si rifà più agli standard del delta con un bel duetto tra slide, acustica, e chitarra elettrica e ancora l’armonica. Qua e là fa capolino il controcanto con voce filtrata a rendere il brano certamente fuori dai canoni del blues classico. Il tutto comunque funziona decisamente bene. “Faux Mantini” chiude il disco ancora la chitarra acustica questa volta doppia con forti tratti di sonorità tex mex. La cosa che preferisco di questo album è che il nostro Joe non si è adagiato sugli allori, poteva tranquillamente fare un disco imperniato sul classico blues e non correre alcun rischio. Invece ha deciso di sperimentare inserendo sonorità per lui abbastanza insolite, magari questo farà storcere il naso a qualche purista ma personalmente non fa che accrescere la mia stima nei suoi confronti. Solo i grandi sanno osare e non hanno paura di farlo a rischio magari di prendere qualche “stecca” . A Joe Bonamassa questo non succede perché tutti e 11 i brani di “Had To Cry Today” funzionano alla grande e ci consegnano un artista più maturo e conscio delle proprie grandi capacità. Come ho detto all’inizio Joe Bonamassa è ormai una garanzia, non fatevi intimorire e puntate ad occhi chiusi su di lui, non ve ne pentirete.