Feist – Let it die

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Di cantautrici interessanti quest’anno ce ne sono state molte; e chi più (Keren Ann) chi meno (Bic Runga), chi nuova (Katie Melua) chi vecchia (Regina Spektor), ci hanno tutte colpito positivamente.

Ora preparatevi ad aggiungere un nome alla lista: Feist.
A distanza di 5 anni dal suo precedente lavoro ci stavamo quasi dimenticando della piccola canadese, che torna con un album intimo e grazioso come nessun altra uscita quest’anno. Let it die è un bellissimo disco di Bossa nova, pop colto ed elegante, e cantautorato di alta qualità.

Le melodie sono semplici e dirette, senza un eccessivo uso di arrangiamenti ma ogni strumento ha il suo giusto peso e, senza strafare o prevalere, sa fondersi con gli altri suoni creando la giusta atmosfera per ogni canzone (un esempio perfetto sono i Clap-hands che imperversano su Mushaboom). Un album molto curato nel sound quindi, che riscopre l’uso di percussioni (Mushaboom, Leisure suite, When i was a young girl e il crescendo di Lonely Lonely) e di una voce che senza fare sfoggio di virtuosismi conquista, con il suo cantato sentito e spontaneo, mai accademico o innaturalmente impostato.

Se a queste basi tecniche aggiungete un pizzico di pop il gioco è fatto: One Evening è IL pezzo irresistibile, con quel chorus canticchiato e spensierato a cui è impossibile sfuggire e con un giro così ovvio che sembra impossibile non averlo mai usato.

Un lavoro che vi consiglio assolutamente di sentire, soprattutto ora che l’autunno si avvicina. E per chi non si fida e vuole un “riferimento” immaginatevi un Sondre Lerche che ha studiato da Jane Birkin..!