Early Day Miners – All Harm Ends Here

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Stando a quanto avevano fatto sino ad oggi, gli slow rockers Early Day Miners, non avrebbero giammai potuto fuggire il marchio di band minore, definizione che da tempo ormai bollava le loro opere. In altre parole il gruppo di Daniel Burton si era reso protagonista di dischi soltanto discreti e caratterizzati da un fastidioso senso di incompiuto, in cui si lasciavano immaginare grandi cose nelle premesse, che però quasi mai si concretizzavano in qualcosa di importante. Definirli minori oggi è a mio parere a dir poco delittuoso, considerato quanto di buono sono riusciti a fare su “All Harm Ends Here”, splendido ultimo album che segue di 2 anni “Jefferson at Rest”.
Già dall’iniziale “Errance” si avverte una notevole maturazione compositiva, i cui effetti si traducono anche in piacevoli finezze di arrangiamento, ben udibili nel particolare incedere ritmico, ora sincopato, ora più rilassato, e in certe trovate stilistiche che sottolineano una particolare propensione alla melodia d’effetto. Delicatezza e profondità sono le sensazioni che emergono durante l’ascolto di “Townes”, il brano immediatamente successivo, in cui si notano il notevole lavoro di chitarre immerse in sogni perduti, voci piacevolmente sussurrate su ritmi cadenzati ed infine persino una armonica a conferire quel non so che di “vintage” ad un rock elegante e romantico. Sulla solita linea si avvia anche “The union trade”, classico brano pacato che trova maggiore spinta nel bel riff finale. Autentico Red House Painters style in “All Harm”, specie nell’iniziale riff di chitarra, che si concede di lì a breve piacevoli escursioni in sonorità più liquide e rilassate. Altro grande momento in “We know in part”, in cui chitarre sapientemente effettate, gentili vocalizzi e delicati ricami di violino sullo sfondo sono le assolute dominanti. Chiude “The purest red”, composizione dal notevole senso drammatico che si mantiene in costante sospensione senza mai tendere a forme ben definite.
Non c’è che dire, “All harm ends here” è davvero un gran bel lavoro, firmato dall’ultimo gruppo da cui mi sarei aspettato tanta classe, un disco romantico, suadente e notevolmente maturo sul fronte del songwriting, che omaggia qua e là i Red House Painters e talvolta i Codeine. Da non trascurare il fatto che finalmente siamo di fronte ad un’ opera che non supera i 40 minuti, particolare che ho voluto sottolineare considerata la generale e sciagurata tendenza a pubblicare dischi che superano i 70 minuti di durata, cosa che spesso finisce per compromettere la riuscita finale di un disco. Questo semplice ma fondamentale dettaglio fa di questa ultima fatica degli Early Day Miners un disco irrinunciabile, poiché misurato e ben equilibrato, in aggiunta a quanto detto. Di sicuro, ad oggi, il loro disco migliore.