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Jesu è il monicker dietro al quale si nasconde Justin K. Broadrick, la mente che negli anni ha dato vita ai Napalm Death prima e Godflesh poi, vale a dire alcuni tra i nomi più famosi della musica estrema. Finita l’esperienza nel 2002, la Hydra Head decide di appoggiare il suo nuovo parto, i Jesu. In quest’album sembra lecito mantenere la definizione di estremo, anche se cambiato di prospettiva, come visto attraverso la finestra obliqua della copertina. La nuova creatura di Broadrick sceglie le vie impenetrabili dei muri sonori che tanto furono care a gente come Jesus And Mary Chain, Bardo Pond e, ultimi ma non ultimi, i My Bloody Valentine; tutto questo in settanta minuti di musica opprimente, nevrotica e satura. Immaginate una jam session tra i Neurosis, la drone music e i Low e avrete Friends Are Evil; la voce effettata di Justin guida l’ascoltatore verso il centro stesso della musica, granitica come un macigno, densa come il Maelstrom e allo stesso tempo dinamica e sfuggevole. Un monito che nello shoegaze in fondo si possano fare ancora parecchie cose, anche se, a ben vedere, ogni definizione sta stretta a questo disco: si potrebbe parlare di slow core in Your Path To Divinity, ma poi si verrebbe smentiti dalle inquietanti sferzate noise di Tired Of Me, se non addirittura dall’elettronica di We All Faulter e dai flashback sigur rosiani di Sun Day.
E allora, cosa rimane?
Rimane un’esperienza fuori dal comune, fatta di industrial, reminescenze metal (Man/Woman), noise, slow/post/core e tutto quello che vi viene in mente pensando ad una musica malinconica, claustrofobica, lenta e in fondo anche disumana.
Rimane la genesi di uno dei migliori lavori del 2005 in quanto a proposta, a sonorità e con una personalità sbalorditiva. Rimane un disco-pozzo-nero nel quale perdersi e, in fondo, sarà un’esperienza magnifica.
Cliccando qui è possibile ascoltare dei sample dell’album.