Planet Funk – The Illogical Consequence

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A me i Planet Funk piacciono. Sarà quella accattivante miscela di dance, chill out, elettronica e space pop che riesce a sedurre i miei sensi ogni qual volta entro in contatto col loro mondo, ma confesso che su di me esercitano un potere davvero forte. Già dal loro primo e fortunato album “Non Zero Summness” i Planet Funk hanno messo in evidenza un sound estremamente personale, seppur colmo di citazioni che chiamano in causa alcuni collettivi della new wave anni ’80, ma con in più un non so che di ricercato e serio, ma anche qualcosa di piacevolmente deviato, tanto che certa critica ha parlato persino di psichedelia. Forse impropriamente. “Inside all the people” e “Paraffin” (due dei singoli estratti dal primo album) hanno reso i Planet Funk delle star, ma invece di concedersi ai facili banchetti dell’industria discografica hanno preferito la strada dell’invisibilità, cosa che me li rende ancor più simpatici. A distanza di due anni ecco questo nuovo “Illogical consequence”, che al contrario di quanto suggerirebbe il titolo, si tratta della naturale prosecuzione di quanto ascoltato su “Non zero summness”. L’inizio dell’album è di quelli memorabili, un intro (“Movement’s roted”) sospeso che prepara alla prima vera composizione, quella “Everyday” che riprende il discorso inaugurato da certi singoli di due anni fa. “Everyday” possiede un chorus irresistibile, con quella tastiera che ne impreziosisce l’incedere, un sicuro futuro singolo di successo. Alla voce troviamo l’ottimo John Graham, non originale quanto Dan Black (presente comunque su tre brani, sebbene non sui più rilevanti), ma comunque in grado di fornire performances più che dignitose. “Stop me” è il singolo apripista dell’album, in questa canzone (bellissima) rivivono le atmosfere e i colori degli anni 80, con in più quel tipico trademark Planet Funk che la rende unica. Nella seconda parte trovano spazio alcuni episodi maggiormente ricercati, come “Ultraviolet days”, ballata acida con disturbi elettronici ed un’anima sinceramente commovente. Non le sono da meno “Tears after the rainbow”, trip techno elettronico di oltre 8 minuti da reale sballo post rave e l’incantevole “Inhuman Perfection”, la migliore dell’intero lotto, composizione d’atmosfera fine e distesa su una crescendo armonico elegante e vincente. “The illogical consequence” è dunque il disco che conferma le ottime doti del collettivo italo/inglese Planet Funk, probabilmente mette in luce una maturità compositiva che va al servizio della resa ultima dell’opera, intesa come viaggio globale, dettaglio che rende questo album ancor più godibile del già ottimo predecessore. Senza dubbio uno degli episodi da ricordare di questo 2005.