Ronin – Ronin Ep

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Lontano dalle dissonanze noise e avanguardiste di casa Bar La Muerte, Bruno Dorella, in veste di chitarrista per il progetto Ronin, ricalca le strade dei vecchi gitani perdendosi tra le strade polverose del vecchio west. C’è del paradosso in questo, come è paradossale – e nondimeno entusiasmante – ascoltare insieme, nello stesso ep, la desolatezza arida dei Calexico incontrare le composizioni morriconiane finendo per schiantarsi nelle scure strade di Gatto Nero, Gatto Bianco. Se “Ronin Theme”, che apre il disco, è una danza tex-mex sorretta da una fisarmonica tremolante e Nada potrebbe far impazzire Morricone in delirio post rumorista, è nelle ultime tre tracce che viene fuori tutta la desolatezza dei Ronin: “Canzone d’Amore Moldava” paga pegno alla demenza di Zorn per un istante prima di perdersi in danze sfrenate da tango-da-ultimo-capodanno-prima- della-fine-del-mondo, con la musica affogata nell’ennesimo bicchiere di vino e notte. La stessa notte che avvolge “Outro”; sembrerebbe morire colui che abbiamo visto danzare perdutamente fino a qualche istante prima, ma non sapremo mai più di quello che ci dice la copertina: un uomo perso nell’ombra.