Suite – Suite

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Proposta originale quella degli emiliani Suite, collettivo alle prese con un rock farcito da ricordi sixties, sponda Beatles, con pensieri e ambizioni sonore che spingono verso un sound che qualcuno con troppa fretta rinchiuderebbe nelle fredde coordinate dell’indie rock. I 7 brani di questo ep autoprodotto mostrano un’ incantevole ispirazione nelle linee vocali – insieme a certi interventi di chitarra, la cosa più vicina ai Beatles – un buonissimo affiatamento strumentale che mette in luce, oltre ad una evidente preparazione tecnica, anche una ottima varietà di soluzioni che a conti fatti rendono questo lavoro un piccolo gioiello di pop rock a tratti psichedelico. Il cantato in italiano non sfigura affatto, anzi, il sottoscritto, pur non essendo un sostenitore della lingua italiana in musica, riesce a trovare questo particolare molto godibile e per nulla forzato. La cosa che ho amato di più di questo lavoro sono i saliscendi armonico/melodico preparati ad arte dagli strumenti e finalizzati dalla voce, i quali dalle strofe si insinuano in ritornelli dal grande respiro, sottolineati a loro volta da sopraffini crescendo travestiti da arpeggi o sublimi tocchi di slide guitars con l’intero gruppo a sostenere panorami sonori ai limiti del sogno. Ne è prova indiscutibile il bellissimo ritornello di “3&26”, impreziosita anche da un testo bello quanto aperto all’immaginazione sconfinata, o l’emozionante inciso della conclusiva e non-strutturata “Giucandido”, quasi jazz nell’arrangiamento e nelle intenzioni, giusto prima che si dissolva nel delicato finale a sfumare. Davvero complimenti.

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