Lightning Bolt – Hypermagic Mountain

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Negli ultimi anni la figura dei Lightning Bolt si è impressa di prepotenza nell’immaginario della musica noise, diventando di fatto una sorta di mito o leggenda del tipo sono in due ma sembrano una quindicina quando suonano e fanno talmente di quel casino che sembrano anche di più. D’altronde l’apparizione allo Zufest non lasciava dubbi sul ruolo che ormai il duo di Rhode Island copre. Un ruolo rifinito con gli anni: se Ride The Sky si manteneva su coordinate allora incredibili, basso e batteria lanciati in velocità a frantumarsi contro un muro, Wonderful Rainbow non faceva altro che aggiungere piccoli perfezionamenti ad un suono e un’estetica che pareva del tutto definita. Con Hypermagic Mountain il discorso non cambia affatto: l’attitudine è sempre quella, batteria e basso si rincorrono continuamente su macigni di note e cambi d’umore da spaventare chiunque si appresti a sedersi davanti a pelli o a quattro corde. In tutto questo Lightning Bolt ci aggiunge la voce, se un microfono ficcato a forza in gola può dirsi tale: è così che le progressioni di impressionanti riff diventano strada per voci in evanescenza (Riffwraith, Megaghost), proclami deliranti (Birdy) o semplicemente strepitii modello animale. Il tutto espresso con la solita violenza, che se non aggiunge quasi nulla di nuovo al gruppo che conosciamo da tempo, sicuramente consacra il tutto come uno degli act più anfetaminici che possiate trovare in giro. Il solito capolavoro, insomma.