- Gli italiani sono un popolo strano. Soprattutto distratto. Molto distratto. Non si spiegherebbe altrimenti l’invisibilità di certi gruppi come i jazz rockers Anatrofobia di Luca e Alessandro Cartolari, che da oltre 15 anni portano avanti un affascinante discorso musicale basato sulla sperimentazione e la ricerca di nuovi linguaggi jazz su solide basi rock. Senza esagerazioni, un gruppo realmente unico, del quale ho parlato approfonditamente nella recensione del loro ultimo “Tesa Musica Marginale”. Il contatto tra il sottoscritto e il gruppo è stato automatico e, visti gli straordinari contenuti della loro musica, inevitabile; un contatto che in un primo momento si è materializzato attraverso una regolare corrispondenza via mail in cui si è parlato di musica, di impressioni, di confronti. Da qui l’esigenza di saperne di più sul loro mondo e sul loro atteggiamento artistico che dunque ha portato ad una intervista che spero chiarisca la grandezza di questo gruppo. Luca e Alessandro hanno gentilmente risposto alle mie domande, mentre il loro tour tra Francia ed Italia avanza…
Rocklab: Ciao ragazzi! Ci presentate il gruppo, da dove venite, chi siete, cosa suonate…
- Ale: Anatrofobia ha il suo fulcro e motore a Perosa Canavese paesino della provincia Torinese ad una manciata di kilometri da Ivrea. Il trio che forma l’ossatura del gruppo è composto da Luca Cartolari (basso elettrico), Andrea Biondello (batteria) e Alessandro Cartolari (sax contralto ed elettronica) con cui al momento spesso collabora il chitarrista savonese Roberto Sassi. In questi nostri 15 anni di attività abbiamo sempre cercato con grande continuità la collaborazione con musicisti di diverse estrazioni per poter crescere e condividere le nostre esperienze musicali.
- R: Perché un nome come Anatrofobia?
- A: Il nome Anatrofobia nasce da un’idea di Piercarlo Bussetti, bassista con cui io e Andrea abbiamo fondato il gruppo nel 1991. Tutto nasce da una vignetta di Gary Larson che parlava di una particolare fobia per le anatre, non abbiamo dato mai molta importanza al nome e quindi il nome anatrofobia era vuoto e insignificante al punto giusto. Pier smise poi di suonare con noi, continuando però la sua grande carriera di chef creativo (Locanda Mongreno Torino).
- R: Avete ormai alcuni dischi alle spalle. Ce li volete raccontare, magari attraverso alcuni aneddoti?
- A: Abbiamo 5 cd alle spalle che rappresentano il nostro cammino musicale. Il primo “Frammenti di durata” venne pubblicato dopo parecchi anni di prove e concerti nel 1997 grazie al Centro Musica Creativa di Torino. Il cd è stato registrato in trio, rappresenta tutta la nostra incoscienza e veracità, un momento unico. Per quello che riguarda il secondo cd “ruote che girano a vuoto” posso dirti che all’ultimo momento la scaletta della nostra registrazione mutò, diventando molto più tranquilla e rarefatta di quello che poteva essere anche solo poche settimane prima. Nel terzo “uno scoiattolo in mezzo ad un’autostrada” si fece sentire in modo molto forte l’influenza di Mario Simeoni, entrato a far parte del combo già dal 1998. Da questo cd in poi il tentativo di scrivere ed organizzare maggiormente la nostra musica diventà un’esigenza prioritaria per cercare di evitare i nostri clichè improvvisativi e migliorare il nostro linguaggio. Ovviamente questo tentativo è ancora in corso, perchè da sempre abbiamo cercato di far convivere nella nostra musica scritture ed improvvisazione e anche gli ultimi due cd “lecosenonparlano” e “Tesa Musica Marginale” sono fotografie di diversi periodi di questo nostro tentativo.
- R: “Tesa musica marginale”, il vostro ultimo album, è quello che preferisco, il disco in cui avete raggiunto un suono maturo e riconoscibile. Siete d’accordo?
- Luca: Direi che è il nostro disco più coerente, anche se probabilmente non è il più personale. Il linguaggio musicale degli esordi si è indubbiamente arricchito nei nostri ultimi dischi, a discapito però di un suono che inizialmente era meno etichettabile.
- R: In quale contesto stilistico credete si possa collocare la musica di Anatrofobia?
- Luca: La nostra musica è una musica di origine rock, che da sempre ha fatto ampio uso di improvvisazione. E’ un jazz-rock personale. Teniamo molto a raggiungere un suono con una sua individualità, in grado però di dialogare fortemente con la tradizione ( o meglio con le tradizioni).
- R: Quali sono le vostre influenze musicali ed artistiche più importanti?
- Luca: Da elencare sarebbero veramente troppe. Tirerei fuori dei nomi imbarazzanti e finirei nel ridicolo o verrei frainteso. Diciamo che ascoltiamo tantissima musica di generi diversi. Leggiamo di musica. Viviamo e consideriamo la musica non solo un urgenza espressiva immediata, ma anche un processo che richiede apprendimento, silenzio, ascolto, logica, tecnica strumentale, conoscenza e approfondimento culturale….
- R: Esistono dischi che cambiano in modo irreversibile l’esistenza artistica di ognuno di noi. Per voi di Anatrofobia, quali sono stati questi dischi ?
- A: Sono tanti i cd che hanno cambiato il mio modo di vedere la musica, potrei dirti Area “Arbeit Macht Frei”, Art ensemble of Chicago “Fanfare for the warriors”, Albert Ayler “Love Cry”, Anthony Braxton “Creative Orchestra Music”, Eric Dolphy “Out to lunch!”, Bang on a can “Industry”, Meshuggah “Destroy erase improve”, Igor Stravinskij “Le sacre du printemp”, Soft Machine “Third”, Dmitri Shostakovich “Symphony n.7”, Slayer “Reign in blood”, Steve Reich “Tehillim” e potrei continuare per giorni….
- R: Citerò adesso alcuni nomi di gruppi o artisti . Dite le prima cose che vi vengono in mente…Dunque cominciamo con…King Crimson
- Luca: Un grandissimo gruppo rock. Li ho conosciuti da adolescente e tuttora li seguo, anche se con meno interesse di un tempo.
- R: Miles Davis
- Luca: Uno dei miei jazzisti preferiti. Anche i dischi considerati minori contengono trovate e idee interessanti. Un musicista sicuramente attento al conto in banca, ma magicamente in grado di coniugare questa sua natura molto “terrena” con intuizioni musicali “eteree”.
- R: Henry Cow
- A: Mi viene in mente un equilibrista in bilico nel vuoto. Musica popolare, jazz, rock e musica contemporanea, in una ricetta unica. Un ascolto che consiglierei a tutti coloro che sono curiosi di vedere come va a finire….
- R: John Coltrane
- A: Impressione e Meditazione, un fiume di note, tutte giuste….
- R: Pink Floyd
- Luca: I loro dischi fino a The Final Cut incluso, li ascoltiamo ancora oggi con piacere.
- R: Ramones
- A: Non sono un patito, non credo mi venga in mente nulla…
- R: Come nascono i brani di Anatrofobia?
- Luca: Spesso partono da idee improvvisative o da spartiti che uno dei componenti del gruppo propone. Amiamo scrivere ed improvvisare. I nostri brani passano da un mondo all’altro cercando di trovare un equilibrio.
- R: State per partire per una serie di date live in giro per l’Italia. Volete dire ai lettori di Rocklab dove sarà possibile incontrarvi e che tipo di show allestirete?
- Luca: Le date sono pubblicate sul nostro sito: www.anatrofobia.com. Comunque viaggeremo molto tra Francia e Italia. Lo show è costituito, tranne eventuali, bis esclusivamente da materiale inedito.
- R: State pensando ad un nuovo disco?
- No, non ci stiamo pensando, ci sono delle idee nei nuovi brani che ci convincono, ma non siamo ancora arrivati ad un risultato che meriti la registrazione.