Old Time Relijun – 2012

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C’è lì sul muro l’ombra di James Chance che balla come un dannato. Da una parte un carillon suona, ma la molla è evidentemente rotta e la musica salta continuamente; proprio in fondo c’è un invasato che gracchia di una certa fine del mondo tra sette anni. In tutto questo Tom Waits in lacrime in un angolo perché credeva di aver fatto il disco cubista funky perfetto con Real Gone; niente di più sbagliato, gente. La crisi epilettica che avvolge Arrington De Dionysio stavolta è più preoccupante del solito, e non si risparmia niente quando viene trasportata su disco: la chitarra rimane quella che è, cioè un elemento di disturbo che a volte ricorda che tanta gente la usava nei tempi in cui la musica si chiamava blues e le canzoni avevano un senso. Poi la batteria, precisa e secca quanto un metronomo storto. Un basso più funky del solito e un sax ferito che girano intorno alla febbre del sabato sera di Dyoniso. Ora a qualcuno forse verrà in mente la no wave, ma se ci hanno messo trenta anni per ricordarsene, allora potete benissimo dimenticarvene subito e rimandare a data da destinarsi. Anche perché quella non contemplava le dinamiche di synth e scacciapensieri, anche se non si capisce dove inizi uno e finisca l’altro. Soprattutto perché in quest’epoca di punk funk di plastica e avanguardie solide e convincenti quanto un castello di ricotta, quest’accumulo spastico di musica ci sembra la cosa più rock che le vostre mani potrebbero toccare nell’arco dell’intero anno. Sempre che non ve ne accorgiate fra trent’anni.