Disco Drive: Nuovo rock targato italia…

Il primo concerto dell'anno è sempre il più bello, soprattutto se si inizia con un gruppo che da tempo si cercava di ascoltare. W il primo concerto dell'anno, peccato ce ne possa essere solo uno. Serata d'apertura d'anno tutta italiana al circolo con i Disco Drive supportati dai Settlefish, che hanno pensato a scaldare (o meglio incendiare) i presenti con un sound fragoroso e potente. Scatenati e invasati, travolgenti nelle chitarre e originali negli arrangiamenti i Settlefish hanno dato prova di essere una band più matura e completa di quello che molti si aspettavano. Mars Volta nel cuore e melodie oblique alla Modest Mouse/Pavement nelle chitarre (soprattutto nell'iniziale It Was Bliss!, meno acida del disco), il tutto rivisitato con un sound che vira verso un Emo aggressivo e trascinante, carico di un'energia che fa dimenare la band sul palco, in particolare il cantante (l'italo-canadese Jonathan Clancy, che ricorda un Cedric in ottima forma) e il bassista Paul Pieretto un vero e proprio dispensatore di riffettoni molto seventies disturbati e malati. Mi hanno colpito, non quanto speravo (alla fine non è proprio il mio genere) ma mi sono reso conto che i Settlefish hanno il loro percorso stilistico-musicale ben chiaro in mente, e dalla maturità delle composizioni e l'affiatamento live potrebbero benissimo essere un gruppo con 10 anni di attività alle spalle. Uno di quelli seri però, capace sempre di stupire e lasciare a bocca aperta. Nel rapido cambio di palco lo stage si svuota lentamente: via le tastiere, l'ampli aggiuntivo di chitarra, la tastiera. Non è mai sembrato così grande e spazioso. Solo l'essenziale sotto i riflettori: un fender appoggiato all'ampli deli basso, una bellissima Gibson Marauder (una signora chitarra) su un fender (Princeton forse.) e una batteria ridotta all'essenziale, con un timpano aggiuntivo e una cow bell aggiuntivi che già mi fanno intuire la potenza che possono raggiungere in versione live canzoni come The Leaving Feet. Con la scioltezza di chi ha fatto più di 150 concerti in giro per l'Europa salgono alla fine sul palco i Disco Drive , poche “note” (sferraglianti di Alessio Natalizia e della sua chitarra9 e si capisce il perchè sono stati nominati nella classifica “Top Of 2005” di MTV Italia nella categoria “Best On Stage” I Disco Drive hanno IL sound, Il sound che li rappresenta, Il sound riconoscibile, IL sound quello giusto, che li senti e dici “(cazzo) questi sono I Disco Drive”. Punk- rockers? Funk-Rockers? Punk-funk-fuck?! Poco importa l'etichetta, il risultato è un pugno allo stomaco dal basso, che porta il ritmo su giri cari ai Rapture e !!!, e uno in pieno volto dalla chitarra, ricca di scratch sulle corde taglienti e accordi pieni di settime. Sono solo in 3 sul palco e hanno un equilibrio musicale che qualsiasi altro strumento, o anche singolo suono andrebbe ad intaccare. Poco interessa se alcuni pezzi sul disco appaiano più ricchi e curati, dal vivo i Disco Drive sono uno schiacciasassi che si lancia con agilità in”dilatazioni musicali” (per non tirare sempre in mezzo l'abusato “psichedelia”) , e geniali follie ritmiche, il tutto con quella freschezza che solo 3 singoli strumenti riescono a sprigionare. Peccato che il pubblico non ha colto il lato “collettivo” del sound dei Disco Drive, nato per coinvolgere nei balli e nel ritmo, rimanendo tanto interessato e affascinato quanto un freddino e distaccato, lasciandomi solo ad accompagnare Andrea Pomini al grido di Power in my hand and i can do nothing. Forse non tutti avevano ancora assimilato lo splendido What's wrong with you peope, e del resto la maggior parte del pubblico era composto da curiosi smossi dalla fama di una band nostrana che da tempo suonava tranquillamente in giro per l'Europa. Ci sono concerti da vedere, ci sono concerti da sentire e ci sono concerti in cui partecipare. E i Disco Drive sono fanno sicuramente parte dell'ultima categoria.

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