Aidoru – 13 piccoli singoli radiofonici

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Qualche mese fa quest’album mi aveva lasciato abbastanza indifferente, anzi se devo essere sincero dopo pochissimi ascolti non mi piaceva. Casualmente è tornato nello stereo qualche giorno fa, e lentamente m’è entrato in testa, partendo da qualche canzone (“Se dormi”, “Nothing infinity reality”) e ora l’ascolto più che volentieri. In poche parole, come mi succede spesso ho cambiato idea. “13 piccoli singoli radiofonici” degli Aidoru è un album difficile, strano, ma che come un canto di sirena è riuscito a conquistarmi anche se sulla lunga distanza. È difficile inquadrarlo in una definizione, principalmente è un gradevole indie-rock elettronico ma o lo vedo più come un calderone d’idee che mischia momenti teatrali (“Io guardo spesso il cielo”) a particolari canzoni strumentali (“Preludio op.28 n.2”) capaci di essere indicative di un ottimo talento, per arrivare alla presenza di filastrocche bambinesche ammalianti (“Angelo-gnomo”). Una cosa che non mi era piaciuta ai primi ascolti e che invece ora riesco ad apprezzare con gusto è il minimalismo dei testi, sacrificati alla musica ma totalmente incisivi nella melodia e nell’economia dell’album che ci guadagna in orecchiabilità. Un disco da gustare lentamente, bisogna avere il tempo di coglierne le diverse sfaccettature. Uno sfizio musicale elegante (la conclusiva “Se la parola amore” ha il suono che manca alla canzone leggere moderna italiana pur nella sua stranezza) che secondo me merita considerazione ed ascolto.