Passe Montagne – Long Play

Acquista: Data di Uscita: Etichetta: Sito: Voto:

Del perché un titolo math rock di un ordinario trio chitarra-basso-batteria (degli Chevreuil) non invogli l’ascoltatore a tuffarsi sul tasto stop dello stereo: Passe Montagne è una furia bella e buona, e, come tocco di gran classe, riporta direttamente alla memoria un’attitudine prettamente garage/surf in your face, roba che la maggior parte degli intellettuali amanti di tecnicismi dimenticano. In pezzi che raramente superano i due minuti e mezzo viene condensata una marea impressionante di riferimenti, a partire dallo spagnolo dei titoli delle canzoni alle stesse dinamiche (soprattutto chitarristiche) interne, che non nascondono un amore per le sonorità spagnole manco fossero una sorta di Sleeping People devoti al cazzeggio. E’ una sorta di frenesia rock’n’roll dove l’obiettivo da raggiungere è quello di far muovere gambe e sederi, quasi che l’incastro di ritmiche, una batteria matematica e analitica, un basso in piena fase distorta e un chitarrista in veste di giocoliere addetto agli armonici artificiali e al ponte del suo strumento, fossero solo un vago pretesto di classificazione in un genere che ai Passe Montagne sta, di fatto, molto stretto. Riferimenti generali: Uzeda e Ray Datona: come fanno lo sanno solo loro. Grande lavoro da parte della Ruminance.