Magik Markers – A Panegyric To The Thing I Do Not Understand

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Li avevamo lasciati l’anno prima alle prese con la fisicità asfisiante di Straight as in love; dopo un anno il discorso è perfettamente coerente, seppur, a conti fatti, A panegyric to the thing i do not understand stravolge ogni cosa. Dove il precedente lavoro rappresentava la tesi del puro rock con tanto di visceralità strumentale e menefreghismo nichilista, in questo nuovo lp lo stesso suono trova la sua antitesi con un approccio quasi Ayleriano, ancora più corposo e decisamente più noise che si dilata nel tempo come una sorta di gemello in crescita. In particolare preme sottolineare la completa indipendenza ora dal “modello Confusion is sex” e la suddivisione in due lunghe tracce da quasi venti minuti l’una in cui viene condensata allo stesso tempo la storia e la crescita di un gruppo quale Magik Markers: vale a dire un caos di strumenti che si rincorrono lasciandosi l’uno lo spazio dell’altro, in un gioco di vuoti e pieni davvero impressionante, se paragonato al precedente lavoro, già di suo colosso magmatico di sporcizia chitarristica e stratificazione sonora. Questo lavoro vive di una lunga jam scheggiata da più parti che non si vergogna ad assumere uno status di estasi (in tutto e per tutto analoga a quella del precedente lavoro) durante l’eclisse di ogni strumento nella metà di California side; i Magik Markers danno la conferma di una padronanza impressionante sulla materia rock di oggi, il tutto suonando il più delle volte, come ci piace affermare, perfettamente a caso.