Springsteen, Bruce – We Shall Overcome – The Seeger Sessions

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Chissà com’è che prima o poi i grandi eroi della musica, nonostante nel corso degli anni abbiano mietuto ovunque gloria e successi, quasi sempre sentono il bisogno di tornare alle origini, a ciò da cui deriva la loro arte. Sarà che forse si sentono in debito, sarà che più semplicemente in un mondo musicale odierno sempre più privo d’identità e di anima c’è bisogno di qualche cantore paladino, fatto sta che prima o poi il momento della maturità artistica e umana arriva, e i più grandi allora decidono di fare un viaggio a ritroso.
Uno come Bruce Springsteen non poteva certo essere da meno, lui che nella sua carriera ha esplorato tutta la musica nata negli USA, alla fine si è ritrovato a fare il suo primo album interamente fatto di cover. O forse no. Fatto sta che il Boss, mentre era intento a preparare le sue nuove release, si è imbattuto nel materiale che aveva utilizzato per registrare un singolo pezzo per un tributo a Pete Seeger. Quello di Pete Seeger probabilmente è un nome che non dice molto ai più, ma egli è invero una delle tante icone del Folk americano, quella scena dura e pura che a suo tempo maltrattò uno come Bob Dylan per la sua svolta elettrica. E a dire il vero non è che Pete Seeger fosse inizialmente entusiasta dell’iniziativa: classe 1919, questo patriarca della musica è andato a dire senza mezzi termini che la musica del Boss non gli piace, troppo casino per i suoi gusti, ma che l’iniziativa comunque gli faceva piacere.
E così il Boss, complice la qualità del materiale sottomano, si è accodato al recente ritorno d’interesse per il folk, testimoniato negli ultimi anni da album quali i due ‘Mermaid Avenue’ di Billy Bragg & Wilco, due capolavori con brani inediti di Woody Guthrie che Bob Dylan ancor oggi rimpiange di non aver registrato, come racconta nel suo “Chronicles”. ‘The Seeger sessions’ è un album volutamente ruvido tanto nelle sonorità quanto nelle registrazioni, in modo da poter restituire la genuinità un po’ zingaresca del folk di Pete Seeger e il suono del vinile.
L’ensemble radunato per l’occasione, tredici musicisti alcuni dei quali già presenti per il tributo del ’97, ha permesso al Boss di effettuare le registrazioni dal vivo in due giorni, ottenendo gli ottimi risultati che possiamo apprezzare in quest’album: Bruce si rivela un grande anche nel ruolo di folksinger, mostrando con ogni probabilità di essere il più importante rappresentante della musica USA. Dodici brani senza tempo che sono un sincero atto d’amore nei confronti di un grande artista un po’ troppo dimenticato e della musica folk in generale, che nonostante i generi e le mode si susseguano resta sempre lì, a rappresentare l’anima di una nazione.
Non è questo l’album per cui Bruce Springsteen verrà ricordato, i suoi capolavori come ben sappiamo sono altri, ma si tratta comunque di un album importante, per non dimenticare mai da dove è nato tutto.