Vetiver – Vetiver

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Le mille e più declinazioni possibili di una voce e una chitarra in America, gli States degli anni’ 20 e il folk psichedelico, la Grande Depressione e il deserto del Mojave fino alle trame disperate e sottili dei cantori più ispirati del millennio appena sbocciato. I Vetiver di Andy Cabic (amicone e partner in crime di Devendra Banhart, coautore e ospite di più di un pezzo di questo dischetto) hanno un singolare dono della misura che li porta a scrivere canzoni sempre in bilico tra intimismo folk ed una ruspante vena country blues, insopprimibile melanconia e sguardo curioso e rapace. Riduttiva se non mortificante l’etichetta di prewar-music affibbiata ad un combo capace di far materializzare gli spiriti benevoli di Gram Parsons e Gene Clark in “Without a song” per poi farci assaporare Messico e nuvole nello spasso di “Los Pajaros del Rio”, ripassare la dolente lezione tramandata da The Walkabouts in “Angels’ Share”. Come restare indifferenti agli arpeggi che aprono “Belles” spalancando le porte ad una melodia timida davanti alla propria lancinante bellezza e quanta eleganza nella chiusura di “On a nerve”, un drappo di velluto violaceo che sposa i languori dei mai abbastanza lodati Spain ad una sensibilità più spiccatamente folk, con gli archi a disegnare commoventi arie da cameristiche. Con gli ascolti si consolida l’impressione di avere di fronte un sodalizio dalla personalità sorprendentemente ben definita che, senza la necessità degli uffici di un “padrino” come il buon Devendra o della collocazione in una rassicurante scena di riferimento, conquista grazie ad una serie ininterrotta di melodie vocali e arabeschi strumentali di straordinario valore.Ve ne parleranno i colori di queste sere d’autunno, il giallo delle foglie che è luce e ombra insieme.