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La Spagna si è sovente dimostrata un’affidabile fucina di gruppi pop, anche se l’impatto di questi ultimi sulla ribalta europea è spesso stato del tutto compromesso dalla inesistente distribuzione delle etichette indipendenti iberiche al di là dei Pirenei. Eccezioni che confermano la regola le intraprendenti labels Acuarela e Sierra, capaci non soltanto di proporre tutta una serie di interessantissime band locali (Aroah, The Secret Society, Sr.Chinarro), ma anche di tentare il colpaccio sulla scena internazionale con nomi di primissimo piano (Xiu Xiu, Matt Elliott, il mai sufficientemente lodato recupero di Margo Guryan). Decine e decine ahinoi gli artisti ancora del tutto oscuri ai più (Apenino, Nadadora….) e che meriterebbero di essere citati e lodati su queste pagine e non è detto che prima o poi non si decida di dedicare uno speciale al paese spauracchio della conferenza episcopale. Un piccolo ma obbligato preambolo per andarvi a presentare gli April Fool’s Day, classico quartetto proveniente daTarragona e formatosi nel 2001 al termine di precedenti esperienze musicali dei propri membri, qui al sospirato esordio confezionato in digipack da Junk Records, dopo una oramai inconsueta trafila di demo (sei in meno di due anni, pensate). E che non si tratti di novizi lo si comprende dalla pienezza dell’impasto sonoro e dall’ampio spettro di sfumature pennellato. Un affascinante guitar pop che abbiamo imparato ad amare su qualche vecchio vinile dei Teenage Fanclub, aggiornato in seguito alla melanconica lezione dei Radiohead di “The Bends” e ai loro liquidi incastri di chitarre, per poi rincontrarlo avvolto nelle leggere foschie indie/emo di Death Cab for Cutie, Cursive e Appleseed Cast. Una veste sonora sfoggiata non da pochi nel recente passato, anche dalle nostre parti (Yuppie Flu?), ma che di rado (Yuppie Flu!) calza tanto a pennello da regalare emozioni anche a distanza di svariate settimane dai primi ascolti. Merito di una penna sempre felice e dal gustoso senso della melodia, capace di dosare gli ingredienti dondolandoci tra assorti mid tempo (“Three Small Sponge Cakes”, “The Farewell Of A Sad Clown” dagli echi wave), pezzi dal piglio leggermente più deciso e rock (la splendida “The lucky t-shirt” e l’ancheggiante dondolarsi di “The Flat B”) e lacrimevoli ballads colme di spleen Yorkiano (“A Piece of a Cardboard Box”, “City 92”, proprio quell’anno, sarà un caso?). Tutto molto bello, aggraziato, una malinconia tenue e mai stucchevole. Realisticamente non sconvolgeranno lo scacchiere dell’odierno pop indipendente ma non troppo, ma questo album rappresenta davvero un piacere da condividere in momenti speciali e con tutta probabilità uno dei migliori lavori d’esordio dell’annata in corso.
Per informazioni e assaggi:
http://www.myspace.com/aprilfoolsday www.aprilsfoolsdayband.com