Fuzz Orchestra – Fuzz Orchestra

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Quello dei Fuzz Orchestra è un suono tanto ruvido quanto caldo, capace di creare un disco magro, essenziale ma capace di conquistare la mia attenzione sin dal primo ascolto. Non sapevo cosa aspettarmi da questo progetto che vede coinvolti membri di Bron y Aur; mi ha quasi spiazzato il trovare nello stereo un disco semplicemente rock, immediato e piacevole.
Il perno delle canzoni della Fuzz Orchestra sono i sample parlati, trasformati con abilità in veri e propri strumenti portatori di un messaggio politico a dir poco incazzato e allo stesso tempo parte essenziale della sonorità del gruppo.
Un disco torbido, urgente nella composizione delle musiche aspre introdotte e caratterizzate da riff a dir poco trascinanti che allo stesso tempo permetteno all’ascoltatore brevi viaggi nelle zone più travagliate dell’Italia del dopoguerra e continue incursioni in un poderoso vortice di rumori.
Fuzz Orchestra diventa così percorso sonoro, una mezz’ora di cammino che sinceramente percorro con piacere.

di Giorgio Pace

Co-produzione Wallace e Bar La Muerte che mette di nuovo in campo presenze di Bron Y Aur dopo la parentesi Plasma Expander, questa volta impegnati su territori equidistanti sia dai colori neoseventies dei primi quanto dalle pose superomistiche dei secondi. Il campo in cui si muovono i Fuzz Orchestra è quello della revocazione storica, del dramma della memoria e della ripetizione attraverso stralci di telegiornali, fuori onda (Agosto 80), declami e manifesti programmatici (Il potere) e quant’altro possa ricondurre il sample a ruolo di voce narrante e protagonista, ruota motrice di un disco che sceglie di essere volontariamente senza voce, muto, puro veicolo di memoria e mezzo di critica sociale. La musica non è altro che il risultante di questo approccio: strutture armoniche/ritmiche che ricalcano ossesioni e incubi di certo postcore e doom, per altro genialmente resi da sola batteria una chitarra, se non fin troppo accomodanti verso il concept stesso che risulta, sotto il punto di vista musicale, troppo ripetitivo e mancante di idee veramente chiarificatrici per quelle che sembrano semplicemente più otto bozze di manifesti sociali che altro.