Tibi Lubin – Frankie Quinn

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Ecco a voi, cari lettori, un’altra bella storia d’oltremanica; molto oltre a dire il vero, dato che per incontrare le signorine Tibi Lubin dovremmo proseguire il viaggio ben aldilà dell’Eurotunnel e fare scalo alla stazione di Glasgow, città di spiccata intraprendenza culturale( ma per dirla tutta ancora ben poco celebrata in questa sua dimensione se posta al cospetto di altre metropoli europee…) e che ancora una volta ci propone una realtà pop di grande interesse. È solo un Ep e lo sappiamo, si fa presto ad affidare il proprio cuore alle mani sbagliate e poi chissà; ma ne approfittiamo per affermare ancora una volta la sacralità del formato Mini in un globo musicale afflitto dalla verbosità di album lenti e pesanti come un “merci” condotto da un macchinista obeso sulle rampe del Brennero, dal “vorrei fare un doppio, non so il perchè ma lo faccio lo stesso perché tanto produrre un cd-r oggi non costa nulla e intanto il nome gira”. E dopo l’ascolto non solo il nome, aggiungeremmo doverosamente. Quando alfine ti ritrovi davanti 3 tracce come queste, ti perdi nel riascoltarle e davvero non chiederesti altro, è forse il caso di mettere in discussioni fruizioni e modalità d’ascolto. Katie Stewart e socie sono maestre nel ritagliare una fibra di bassi e chitarre davvero minimale eppure sfrigolante di calore e pastosa e porla gentilmente a base di melodie ludiche e appiccicose, quello che They Might Be Giants e degli Stereolab con più funk avrebbero fatto oggi delle nursery songs di un’ottantina d’anni orsono. Con garbo e in punta di piedi, ma con una certa risolutezza; e chissà come pensi che Katie Stewart abbia la voce che nei sogni dovrebbe essere di ogni maestra d’asilo, tra una favola sussurrata e un “questo non si fa”. Ed eccovi svelato un segreto cotto e mangiato;in meno di un quarto d’ora avrete già attraversato queste stanze accoglienti e ne avrete raccolto melodie che vi accompagneranno stabilmente nei mesi a venire…