Pola – Pola

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Per certi artisti muoversi in punta di piedi rappresenta più la cifra stilistica che il semplice modo di porgersi al prossimo. E nel nostrano sottobosco indipendente, dove le risorse sono limitate e spesso prevale chi grida più forte e lo fa “nel contesto giusto” non è detto che sia una scelta che paghi, tutt’altro. Ma quando il contegno e la riservatezza sono caratteristiche innate non ti puoi forzare, segui la tua strada e accada quel che deve accadere. Difficile che abbiate incrociato per puro caso i Tellaro, band della quale il buon Tazio Iacobacci fa ancora parte, ed è senz’altro rubricabile tra i prime movers dell’elettronica gentile di inizio millennio nel Belpaese. I loro dischi ci erano sempre sembrati impeccabili traduzioni di certe atmosfere “new kraut” ben presenti a chi si è perso per gli Hood e la Morr Music meno romantica, magari ancora un tantino acerbe e formali, ed era spontaneo immaginare cosa ne sarebbe venuto fuori se avessero seguito fino in fondo certe traiettorie pop, un percorso cantautorale che si mostrava ancora in divenire. Il disco di Pola va proprio in questa direzione; niente sperimentazione ma una sempre certosina cura del suono a tenere desta la soglia dell’attenzione sulla manciata di pop/folk songs firmate dall’artista catanese. Una vera manna per chi in cameretta nasconde un altarino per Dntel, Notwist e Lali Puna e che negli ultimi mesi ha avuto ben poche occasioni per esultare. E senza andare per forza a parare in territori indietronici, tra un’arpeggio classico e un bridge è sul territorio della canzone “pura” (Aluminum Group, Yuppie Flu…) che più spesso ci si confronta, e lo dimostrano episodi davvero coinvolgenti come “Non Grata” e “November 17h”, indubbiamente i migliori del lotto, nei quali la voce di Tazio mostra tutte le proprie sfumature, una gamma di caldi e freddi che ce lo riconsegna tra i più degni interpreti di questa stagione. Uno di quei dischi che all’inizio sottovaluti, lo bolli come discreto, e poi ti ritrovi ad ascoltare ogni giorno o quasi, proprio per l’innata discrezione e per come accompagna gli eventi. Vi invito dunque a sfidare la difficile reperibilità dell’opera in oggetto (esce per un’etichetta americana non ancora distribuita dalle nostre parti, Ionik Recordings, ma lo si può facilmente ordinare all’artista) e a lasciarvi conquistare.

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