Annie Hall – Cloud Cuckoo Land

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Le malelingue, i pessimisti, dicono che anche nella musica in Italia non siamo riusciti ad inventarci nulla, anche nei momenti migliori c’era comunque qualcuno che l’aveva fatto prima di noi… De Andrè? Ti rispondono con i cantautori francesi… il progressive anni 70? Ti rispondono col progressive inglese e la scena di Canterbury… la musica leggera? E qui più probabilmente non ti rispondono… per fortuna.

Questo cappello introduttivo è per un gruppo che ormai insieme a molti altri (“i gruppi che cantano in inglese in italia”) sta sperimentando un modo più diretto per uscire da questa gabbia di vecchie e arrugginite orecchie che è ormai, o è sempre stata, l’Italia.
Perché farsi dire che copi da questo o quello quando appena varchi i confini puoi essere apprezzato per quello che fai senza pensieri retroattivi? Ed è così che ormai i migliori talenti della musica indipendente italiana fanno. Non mi va di fare i nomi, tanto voi tutti li sapete, mi piacerebbe concentrarmi sulla musica degli Annie Hall; il quartetto colpisce sin dai primi pezzi per il suono compatto e rotondo che riesce a far giungere le nostre orecchie, la scelta stessa dei suoni è matura e al punto giusto, gli arrangiamenti sofisticati e sorprendenti (Another Age). L’uso di banjo, rhodes, kazoo, e altre amenità rende l’ascolto sempre piacevole e ricco di sorprese. I riferimenti sono sicuramente molteplici ma mai onnipresenti e fastidiosi: Wilco, Motorpsycho, Elliott Smith sono nomi che vengono spesso alla mente durante l’ascolto. I ragazzi di Brescia colpiscono con almeno due pezzi sopra la media del loro cd e anche di quello che viene ultimamente prodotto in questo “genere”, con gli stessi gruppi che firmerebbero per scrivere un pezzo come Hugs & Kisses o Gone For Good.

L’ascolto termina dopo quarantadue minuti, finalmente leggo la cartella stampa (lo faccio spesso alla fine di un ascolto, mi piace paragonare il mio sentore con quello del gruppo) e mi rendo conto di come ho visualizzato davanti a me più la pianura padana che qualche strada californiana… senza volerlo, in maniera profonda.
Mi vedo bene in macchina dentro la nebbia ad ascoltare gli Annie Hall, magia della musica. Alla faccia di chi dirà che gli Annie Hall hanno copiato.