Amor Fou – La Stagione Del Cannibale

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Esordio in casa Homesleep per il nuovo progetto di Alessandro Raina, Amour Fou.
Pop. Popolare. A differenza che negli altri casi nei quali ho trattato questa argomentazione, non si tratta di innovazione, di ricerca, di rielaborazione, nel senso più puro del termine.
Non si parla, tanto per capirci, degli Animal Collective, anche se non credo fosse necessario dirlo.
‘La Stagione Del Cannibale’ è un disco pop in senso meno sperimentale. Raina, Rescigno, Malfatti e Saporiti, generano un album di canzoni, in equilibrio appena percepibile tra una miriade di influenze, di suoni, di parole.
E’ un disco italiano cantato in italiano.
Ed è qui che entra in gioco la questione “pop”: pur essendo questo album sicuramente cosparso di galassie di pensieri ed immagini anche esterofile, annienta in mille frantumati pezzi i cuori, raccontandoci in italiano, undici piccole novelle, pregne non solo esteticamente ma anche storicamente della tradizione popolare del Bel? Paese. In questo caso mi tocca, ci tocca (o per lo meno ci dovrebbe toccare) maggiormente.
Il pop è matrice di concetto che si traduce ineluttabilmente in forma, senza mai diventare banale.
L’essenza italiana in questo lavoro prescinde dalla scelta/necessità linguistica, perchè è un’essenza che traspira umori tanto presenti nella Milano di oggi, quanto nella Voghera provinciale dove Raina passò una parte della sua vita.
La vera innovazione presente nelle undici composizioni è la nuova forza che gli Amor Fou sono riusciti a donare al pop italiano.
Potrei citare molte frasi presenti nelle liriche dei brani, ma confesso l’imbarazzo, non saprei quali selezionare.
La espressività sonora pesca in più miniere, con Blonde Redhead forse in primis. Melodrammatico pop, malinconico, intriso di barocchismi e di pallidi bagliori.
Farò dei nomi a livello indicativo, che possano essere significativi per il background di songwriting dei testi e poco ne importa l’altisonanza, perchè non li faccio in termine di paragone ma in termine di similarità di emozioni: Battisti, Tenco, De Gregori, Tiromancino, Benvegnù, Senigallia.
Battisti appunto se non erro parlò in più occasioni dell’importanza prima dell’espressività e della capacità di emozionare di una voce, della sua parola, non della sua parte “tecnica”. In questo caso troviamo l’una e l’altra, perche Alessandro Raina dona alle canzoni forza espressiva a volontà pur delineando linee melodica quanto mai non casuali ed elaborate.
Siamo nel 2007 e il problema dell’Italia che fa musica non so quanto possa essere insito nella realtà indipendente ma sicuramente lo è nel mainstream, dove il pop che fù non è altro più che un feticcio da esibire. Questo album forse non potrà avere una commerciabilità pazzesca, perchè totalmente più collocabile in una dimensione underground di forma canzone, ma se forse certe integrità di suono fossero superate, ‘La Stagione Del Cannibale’ potrebbe avere assai risposta in un ambito nazionalpopolare. Da ascoltare e capire. Noir pop colto. Mi piace. Non so quanto senso possa avere ma è la definizione che meglio riesce a definire personalmente la mia emotività nei confronti di questo disco.