Van De Sfroos, Davide – Pica

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Capita a volte di iniziare un viaggio, come meta un paesino dietro l’angolo. Però poi viene la voglia di vedere cosa c’è un po’ più in là e poi ancora di più, e alla fine ci si ritrova ad aver girato il mondo. Questo sembra proprio quello che è successo a Davide Van De Sfroos: è partito con un album per pochi, composto da brani allegri in dialetto, senza troppe pretese. Le sonorità tipiche della musica celtica e testi allegri e scanzonati. Poi, lentamente, il nostro si è spinto un pochino più in là. Le canzoni hanno iniziato a parlare di temi sempre più seri (ma senza perdere la loro ironia) e la musica ha iniziato a variare. Lentamente il sound di Davide è stato contaminato dalla grande musica americana, il blues, il rock classico, le influenze dilaniane e Tom Waits. Tutto questo sembrava aver raggiunto il suo apice in ‘Akquaduulza’, lo stupendo album che il nostro pubblicò tre anni orsono e che sembrava essere il punto di arrivo del suo viaggio. Sembrava appunto, perché ‘Pica’ va oltre. Magari tra due o tre anni verremo ancora una volta smentiti dal cantautore laghè ma ora il cerchio sembra essersi veramente chiuso.

Con ‘Pica’ Davide ha raggiunto il perfetto equilibrio tra il principio e la fine della sua avventura musicale. Rispetto ad ‘Akquaduulza’ ci sono più brani veloci ed allegri ma è la varietà del sound che davvero sorprende; mentre il precedente era composto per la quasi totalità da ballate oscure per aver abbandonando quasi totalmente quei brani diverenti allegri e un pò surreali che ne avevano, fino a quel punto, caratterizzato la carriera, ‘Pica’ invece è il connubio perfetto tra le varie anime del cantatutore comasco. Il nostro ormai maneggia con una incredibile naturalezza tutta la grande musica americana e non solo. Al blues, ed al rock si aggiungono lo zydeco, il country, il bluegrass, il reggae e compaiono strumenti nuovi per lui come l’hammond; le ballate ormai sono sempre più personali e i testi sono maturi. Insomma da fenomeno locale Davide Van De Sfroos è diventato un musicista completo e straordinariamente creativo.
Netta è la sensazione che il nostro abbia ascoltato tantissima musica in questi anni e da questi ascolti venendone influenzato per creare un sound personale e sotto certi aspetti unico. La cosa che più mi ha sorpreso in ‘Pica’ è il modo in cui ogni singola canzone sappia mutare al suo interno senza snaturarsi mostrando una grandissima abilità compositiva. Per capire questo nuovo suono del nostro ascoltiamo ad esempio l’opener El Puunt un travolgente zydeco con violino e fisarmonica ad accompagnare un testo divertente. Dal suono tipico di New Orleans e del sud passiamo ad un rock di matrice molto anni ’60 con L’Alain Delon De Lenn, grandi assoli di chitarra si distendono sul classico tappeto sonoro dell’hammond e dell’armonica, qualcosa di molto simile ai Canned Heat più rock per intenderci: travolgente. Uno dei capolavori del disco è senza dubbio New Orleans, una struggente ballata con chiari riferimenti alla tragedia di Katrina. Brano emozionante, suonato e cantato in modo splendido dove poetica e narrazione si sposano in modo meraviglioso. Credo di poter tranquillamente affermare che sia una delle song migliori che Davide abbia mai composto. Si cambia totalmente genere con La Ballata Del Cimino un country western dal tiro incredibile, una storia di quelle che al nostro sono sempre venute benissimo. Un contrabbandiere che scappa dalla Finanza, l’ambientazione è nel vecchio west ma si parla di motoscafi e di Alfa per dare al tutto quel piacevolissimo senso di sano umorismo di paese. Da una storia divertente ad una molto toccante . Il minatore di Frontale parla della dura vita nella miniera. E’ bellissimo notare come la canzone muta, parte come una classica ballata folk con voce e chitarra poi entrano elementi molto più tradizionali con il coro (bellissimo) “Pica, Pica” che la guida in un crescendo entusiasmante. C’è poi una canzone che si discosta completamente da tutto il resto dell’album; Il Cavaliere Senza Morte è un brano epico con sonorità celtiche di grande impatto. Non scordiamoci poi di grandissimi brani come la ballata Il costruttore di Motoscafi o il reggae di La Grigna. Non poteva infine mancare una canzone dedicata all’amato lago di Come ed ecco dunque La Terza Onda, grande ritmo per un brano semplice ma maledettamente bello.

‘Pica’ è un disco splendido, vario e coinvolgente come pochi, il perfetto ritratto di un artista ormai maturo e completo del quale noi italiani dovremmo essere fieri.