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Magari chi cerca la megahit per la prossima estate non gradirà troppo, ma almeno hanno avuto coraggio e non hanno fatto un disco fotocopia di quello precedente. Sarebbe stato troppo facile, ma agli Gnarls Barkley evidentemente non piacciono le cose (troppo) facili. Ed allora ecco un disco come ‘The Odd Couple’, un bel disco la cui unica colpa è quella di non avere al suo interno tormentoni killer come la superba Crazy e la cover di Gone Daddy Gone che hanno trascinato al successo planetario il debut album ‘St. Elsewhere’.
‘The Odd Couple’ è meno immediato del predecessore, è più “difficile” perché, pur essendo improntato sulle medesime coordinate soul, è molto più legato agli anni ’60 e suona meno moderno, meno hip hop. Ai primi ascolti lascia un po’ spiazzati, ma a modo suo ugualmente geniale, è un disco tradizionalista con una certa malinconia di fondo, non molto lontano da certe cose di Amy Winehouse (Who’s Gonna Save My Soul e No Time Soon) o dall’ultimo, fantastico Jamie Lidell (Would Be Killer). I samples di batteria di Open Book e She Knows sembrano piovere dal cielo ma è solo un’apparenza, tutto il disco guarda al passato come a un’epoca in cui la musica era migliore perché aveva un anima. In poche parole, Otis Redding è una presenza palpabile perché il concetto di fondo è “guardare al passato e provare a farlo rivivere grazie alla tecnologia moderna”. Comunque ammirevole, anche se molto probabilmente ‘The Odd Couple’ non venderà come il disco precedente. Ma in fondo, chi se ne frega se non venderà così tanto?
Cee-Lo e Danger Mouse hanno ugualmente da essere fieri di un disco del genere. Hanno suonato ciò che amano, hanno fatto la loro cosa senza preoccuparsi del resto. Ed è questo ciò che conta veramente. Pazienza quindi se a questo giro non finiranno nella compilation del Festivalbar. Per quella ci sono già i Finley.