Fujiya & Mijiagi – Lightbulbs

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‘Lightbulbs’, il nuovo album degli inglesissimi Fujiya & Miyagi, è assolutamente uguale al precedente ‘Transparent Things’, ma chi se ne importa?
L’unica cosa che importa veramente è che ‘Lightbulbs’ è un gran disco sotto tutti i punti di vista. Produzione impeccabile, atmosfere così asettiche eppure così vive e palpabili, i Tarwater che guardano soddisfatti dal buco della serratura, una voce che sembra provenire dalla stanza accanto, basso-chitarra-batteria-synth, canzoni che rasentano la perfezione e ti prendono per la gola senza lasciarti più almeno fino alla fine del disco. Le loro cavalcate kraut-disco non si sono evolute per nulla, ma alzi la mano chi chiedeva loro qualcosa di differente. Alzi la mano o taccia per sempre chi alla musica richiede originalità a tutti i costi.
Che poi non è del tutto vero che Fujiya & Miyagi non si sono evoluti per nulla. Ora alla loro line-up si è infatti aggiunto un batterista, un nuovo innesto che ha aperto nuovi spiragli sonori (Pickpocket avrebbe potuto essere stata scritta dai Massive Attack dieci anni fa e nessuno avrebbe avuto nulla da ridire, Pteradactyls è una delle cose con più groove e calore uscite dalla penna di Fujiya & Miyagi dagli inizi a questa parte) che in futuro sicuramente verranno sfruttati per fare qualcosa di nuovo e più “adulto”. Ma per ora va bene così, calcare strade già battute è cosa buona e giusta se queste strade portano a dischi come ‘Lightbulbs’. Nulla è fuori posto: Knickerbocker Glory suona come i Can che hanno fatto un giro in discoteca per aggiornare il repertorio e ti costringe a muoverti fino a perdere il controllo, Uh e Sore Thumb sono interessanti ipotesi funk alla candeggina che faranno sfracelli su ogni dancefloor che si rispetti, Pussyfooter è psichedelicissima eppure estremamente disimpegnata e cazzona, ‘Lightbulbs’ è il momento della riflessione, la quiete dopo la tempesta.
‘Lightbulbs’ è un grande disco, una piacevole conferma per un gruppo che sa il fatto suo e che soprattutto ha la grande dote di non prendersi troppo sul serio. Avercene di gente così.