Idee e voglia di fare, ecco un’accoppiata sempre vincente. La Circolo Forestieri rispetta questa regola e l’occasione di tre ep per tre rispettivi gruppi è l’occasione per parlare con Marco Obertini, dj, speaker radiofonico, giornalista musicale, art director di Radio Brescia Popolare e Radio Onda D’Urto ed ora è il deux ex machina di questo progetto attivo da poco tempo. “La Circolo Forestieri nasce proprio con i Don Turbolento: dopo aver inviato i loro promo a mezzo mondo senza avere avuto risposte degne di nota (tranne dalla dischord, ricordate? http://www.rocklab.it/recensioni.php?id=2048) ho deciso con i due DT di autoprodurre il cd dando vita all’etichetta”. Partiamo da questo nome, bizzarro, inusuale. “Sì, una sera a Marina di Ravenna ho visto questo locale anni ‘60 dal sapore retrò, costruito probabilmente durante il boom economico quando la riviera romagnola era nel suo massimo splendore. Era chiuso probabilmente da tempo ma non per questo risultava privo di fascino, anzi lasciava intravedere i fasti passati. Si chiamava Circolo Forestieri. Mi è sembrato un bel nome per un progetto che ha come obiettivo il raccogliere intorno a sé l’interesse di persone che provengono da luoghi ed esperienze diverse”. Un progetto che è etichetta ma anche booking e che per ora raccoglie attorno a sé i già citati Don Turbolento e tre giovani e interessanti gruppi da tenere in considerazione: Pink Holy Days, Did e Captain Mantell. Tre scommesse, un denominatore comune: il ritmo. “Sì, dopotutto sono cresciuto con la new wave quella di Gang Of Four e Liquid Liquid con i New Order e con il pop inglese degli anni 80 e sono 15 anni che faccio il dj per cui la wave, il groove e la melodia sono tre componenti alla base della Circolo Forestieri. La mia passione per i suoni indie-dance ed il mio lavoro con i Don Turbolento ha fatto sì che con questi ragazzi ci si conoscesse”.
Ok, partiamo con i Pink Holy Days: “Li definirei violenti, marziali, teutonici” mi dice Marco. Ed effettivamente già dal primo secondo Not material girl colpisce e affonda senza andare per il sottile. Two faces e Yellow, precise, quadrate, letali, mi mandano in un’altra dimensione, malvagia e oscura. Per la serie Alienazione vs Il quieto vivere l’Ep finisce in bellezza con Girls want you, un pezzo da risentire e far sentire il più possibile in giro. Come sei entrato in contatto con i Pink Holy Days? “Li ho sentiti su un promo e poi li ho fatti suonare in locale dove curavo la programmazione: mi ha impressionato la loro violenza sul palco. Mi hanno ricordato i gruppi della Sheffield 78-82. Sono un progetto in cui credo molto anche perché non ne esistono di simili in Italia e se devo essere sincero esce anche un po dai miei gusti musicali recenti”. I Captain Mantell invece sono più “leggeri”, più legati ad un mondo pop dance, il che li rende estremamente divertenti.
Mi sbaglio? “Viste le origini del nome non possono che essere definiti ‘spaziali’ e mi hanno colpito per la facilità con cui scrivono canzoni pop melodiche e ballabili”. Già, Turn your head around è scintillante di ritmo, B-Cool risponde a tono: non la vedrei affatto male suonata nelle serate ballabili indie, sono convinto che farebbe un figurone. Mi entusiasmano questi ragazzi, Uri Geller lo conferma.
E gli ultimi (ma non per importanza) rimasti, i Did, come potremmo definirli? “Ah, li definirei spumeggianti come una bottiglia di bollicine appena stappata. Abito in Franciacorta e il paragone vinicolo è d’obbligo!”. Infatti non è un caso che se ne parli anche così tanto nei vari blog della rete, hanno un tiro spettacolare, trascinante (ascoltatevi Time for shopping e Breakdance). Divertono senza banalità: canzoni come Ask U2 e Crazy yes riescono ad essere allo stesso tempo moderne e con quel fascino del passato che le rende speciali. “Sì, i Did mi hanno coinvolto per la loro anima funk – punk, sono sempre stato un estimatore della New York dei primi anni ‘80. Ciò che mi piace di tutti e tre i progetti è la loro determinazione sanno ciò che vogliono e si prodigano per raggiungere i loro traguardi”.
E quali sono invece le mete da raggiungere con questo progetto? “L’obiettivo della Circolo Forestieri non è quello di vendere dischi, non ci sono edizioni ne royaltes, i gruppi rimangono titolari a tutti gli effetti dei loro brani. L’obiettivo è di farli crescere fino a suscitare l’interesse di etichette che possono mettere in campo strumenti più efficaci”. È per questo che hai fatto uscire tre Ep invece di tre dischi veri e propri. “Sì, un formato come l’Ep funge a questo scopo, è un biglietto da visita. Noi siamo i Did, i Captain Mantell i Pink Holy Days e facciamo questo. L’obiettivo principale di una piccola esperienza come la nostra è il booking, il live, un marchio di qualità per locali che voglio band divertenti, ballabili ma non banali. L’etichetta ed il booking sono fondamentalmente la stessa cosa. I Did hanno appena stipulato un contratto con la Foolica Records, a settembre uscirà il loro disco. I Captain Mantell hanno stipulato un contratto con una sottoetichetta della Irma Records, sono già entrati in una nuova fase e personalmente ne sono felice sia che questa fase prosegua con il Circolo, sia che prosegua con altre realtà”. Già, infatti ricordiamo che Circolo Forestieri ha anche una parallela attività di booking (cura per esempio Il Genio). Come procedono le cose? Soprattutto come avviene il lavoro in una situazione come quella italiana in cui sono forse più i bastoni tra le ruote che gli aiuti o le possibilità “semplici”? E lo dico parlando anche del lavoro dell’etichetta in sé, non solo dell’attività di booking. “L’idea di booking è nata anch’essa con i Don Turbolento, ho dovuto promuoverli sia con la stampa che attraverso il live e mi sono reso conto che la mia esperienza di promoter, dj e speaker radiofonico era forse più importante che un grosso ufficio stampa od una grossa booking agency. Nella fase iniziale bisogna far girare il nome della band innescando un meccanismo di passaparola, un tam tam che attraversa la penisola attraverso gli “addetti ai lavori”, i piccoli promoter le radio i blog. Se conosci dall’interno la realtà musicale italiana puoi fare delle piccole grandi cose. L’etichetta e la booking agency sono strettamente legate e la prima fase della promozione dei dischi la seguo personalmente: un DIY che se fatto con criterio e passione può dare risultati miracolosi”. E a quali risultati vuoi puntare? Cosa c’è in cantiere? Quali sono i progetti per il futuro? E invece cosa c’è nei sogni della Circolo Forestieri? “In cantiere per ora c’è ancora la promozione delle mie band, per me la promozione non è mai finita: continuo ad inviare cd a scrivere e a telefonare promuovendo gli Ep” E il sogno? “Beh, hai visto “Twenty-four hour party people”?!? Brescia come Manchester… ci stiamo avvicinando!”