PGR – Ultime notizie di Cronaca

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A voler fare un ultimo dispetto a papà Giovanni la si potrebbe considerare una serena scelta eutanasica, un testamento artistico redatto ancora nel pieno delle capacità creative e mentali. “Ultime notizie di Cronaca” è il capolinea annunciato di un percorso che ha attraversato tre decenni e altrettante ragioni sociali, cambiando definitivamente il modo di intendere (e di suonare) il rock in Italia. Un commiato che cade in coincidenza con la nota conversione teo-con di Ferretti, ma non per colpa della stessa: le vere ragioni sono elencate qui, fra il parlato di ‘Cronaca del Ritorno’ – un estratto dall’ultima opera letteraria del cantante – e la malinconica ‘Cronaca Montana’, che non mancherà di rigare con una lacrima il volto dei seguaci più accaniti.

Toni, si diceva, sereni, o perlomeno più pacati rispetto a come li avevamo lasciati in ‘D’anime e d’animali’, quando la redenzione era ancora fresca e le liriche bruciavano d’urgenza. Una volta placata la febbre, rimangono comunque un occhio lucido e una coscienza critica puntati sulla scena del Presente, che non risparmiano frecciate in nessuna direzione. Anzi, approfittando della loro dichiarata natura cronacale, i testi assestano colpi a destra e a manca e ribadiscono la loro incontrastata centralità anche nel progetto PGR: è alle liriche che si deve guardare per catturare l’apice dell’ispirazione poetica (“già consumatore l’uomo si vuol clone / una merce qualsiasi / lo era da schiavo lo sarà da padrone”) così come le scivolate infelici ( “oche inchiodate, oche intubate / credono il pahtè loro forma e sostanza / vasetto cremoso spalmabile in ogni circostanza”).

Ma in “Ultime Notizie” non ci sono solo i sermoni del Vate Ferretti. Con il cerchio che dai sei elementi dei CSI si è ristretto a cinque e poi progressivamente a tre, Canali e Maroccolo hanno imparato a divenire da necessari a indispensabili. Il primo sottolinea con chitarra e voce alta tutti i passaggi che, immaginiamo, riesce a condividere anche dall’altra sponda ideologica, come l’urlo antibellico di ‘Cronaca di guerra I’. Gianni Maroccolo invece è, per sua ammissione, l’unica parte non totalmente consenziente in questo divorzio a tre, che cade proprio quando stava prendendo gusto a manipolare le apparecchiature elettroniche, eredità del compianto maestro Hector Zazou: quasi per ripicca, infila sostenute basi electro proprio mentre il Giovanni Lindo sta lanciando le sue maledizioni contro la “biotech” e i “paramenti risogorasamente hitech”.
In realtà le sue iniezioni elettroniche non fanno che portare a compimento un progetto musicale sul quale non si sono mai spese tante parole quante la sua originalità avrebbe meritato. A babbo morto, potremmo cercare di definirla musica “punk campestre” per il suo essere arcaica e crudamente essenziale ad un tempo, un tipo di sound che conta ben pochi precedenti dentro e fuori dalla penisola. E’ questa la musica che accompagna Ferretti nelle sue ultime tappe della sua vita da cantante, dai gironi purgatoriali della Terra in su, fino ad un suo personalissimo trentatreesimo canto che fa intravedere la Luce. ‘Cronaca settimanale’ e ‘Cronaca divina”’- ultima preghiera di una carriera – sanno spiegare molto meglio di qualsiasi analisi perché è un peccato che i PGR se ne vadano e, contemporaneamente, perché è giusto che sia così. Con buona pace del fedele Giovanni, tanta dignità è una Grazia che si concede soltanto agli addii volontari.