Perturbazione – Del nostro tempo rubato

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21 Maggio 2010 Santeria www.perturbazione.com

Del Nostro Tempo Rubato

Quando finisce l’estate e arrivano i primi giorni di freddo, i veri alternativi (o nerd che dir si voglia) gioiscono alla sola idea di passare i prossimi mesi chiusi in casa a sentire musica, e non essere costretti a mostrare i loro fisici provati da consumi smodati di birre chiare.

E quando questo avviene i Perturbazione ci sono, e questo “Del nostro tempo rubato” arriva caldo come un caminetto, come un naso infreddolito, e una domenica mattina fredda ma soleggiata.

Tommaso Cerasuolo e soci snocciolano ben 24 pezzi in piena logorrea compositiva (durata 3 anni dopo il liberatorio divorzio con la EMI), e una volta finito il primo ascolto si sente un’irrefrenabile voglia di abbracciare qualcuno. Sono un gruppo che ad ogni disco matura tanto quanto diventa dolce e consolatorio. Pezzi come “Buongiorno e Buonafortuna” (con la partecipazione direi perfetta di “Dente”), o “Mondo Tempesta” sono pezzi che ti mettono in pace con il mondo.

Ma con la loro leggerezza il gruppo piemontese piazza anche delle ficcanti critiche sulla nostra italia, mai come in questo disco che già dal titolo parte con le idee chiare; vero manifesto d’intenti è “Vomito!” un punk fatto con suoni acustici, come a dire: sappiamo essere cattivi anche senza i distorsori.

In “L’Italia ritagliata”, come anche in “Io sono vivo voi siete morti” (qui con Samuele Bersani e un finale che cita intellettualmente “Simbiosi” degli Afterhours) non la mandano a dire, e si coglie tutta la frustrazione di una generazione di 40enni che si guarda indietro e vede un paese peggiorato e moralmente sempre più scaduto e senza vie d’uscite se no quella di cercare comunque di vivere “in questo tempo isterico prova una buona volta: vivi!” (Revival Revolver).

Musicalmente i Perturbazione si citano, ma cercano di cogliere nuove soluzioni con la fittissima presenza di chitarre acustiche molto ben suonate e pensate. Non trovo molto convincenti gli inserti elettronici questi invece poco curati e evidentemente poco integrati nei pezzi, bocciati, con la sola eccezione di “Cimiterotica” che infatti va a pescare nella new wave, più che nell’indie-tronica.

In generale uno dei dischi migliori dei Perturbazione, che può solo che crescere negli ascolti, non ci sono forse pezzi che possono vivere da soli (tipo “Agosto”), ma in totale il disco gode di una sua personalità ben definita, anche se è stato registrato in tempi e in modi diversi per detta della stessa band.

Se adesso c’è ancora troppo sole nella vostra città tenete il disco da parte, e tiratelo fuori in un sabato sera che siete a casa da soli, saprà cosa farne della vostra malinconia e sarete “contenti che un inverno si trasformi in primavera”

p.s. nota a margine per il packaging del disco in cartone “da trasloco” con tanto di nastro isolante da rompere per accedere al cd, esperienze sensoriali che sono sempre utili per condurre l’ascoltatore nel mood giusto