Attitude & Visuals: rispetto all’ultima volta loro sono in due in più, e allo Spazio 211 lo…spazio non abbonda, nè in scena nè in platea. I Liars di questa sera ci si ripresentano quindi un po’ sacrificati in fatto di presenza scenica: soprattutto Angus che, da spilungone qual’è, dovrà limitare i propri teatrini da molleggiato anche in verticale. Di accorgimenti visuali non se ne vedono molti, ma il raggio di luce arcobaleno che riflette sulla chioma del cantante e illumina gli altri da dietrofa molto psichedelico
Audio: I suonini e i rumorini li lasciamo tutti a John Wiese dei Sun O))) che, una mano sul mixer e l’altra sul drink, è protagonista di un set d’apertura particolarmente straniante. I nostri, si diceva, sono in line up a cinque, il che significa meno loop e campionamenti e un impatto decisamente più rock. Quando non è impegnato alle percussioni, uno dei due membri aggiunti si cimenta con un’acidissima seconda chitarra.
Setlist: Si parte con It fit when i Was a Kid e si finisce con Be quiet Mt heartattack, tornando qua e là a fare qualche puntatina nel fantastico mondo di Drum’s not dead. Tuttavia, i Liars di oggi sono assai lontani dalle atmosfere rarefatte che caratterizavano il loro capolavoro del 2002: ora cercano la concretezza del “suonato”, e il risultato è un pugno di versioni riviste e scorrette di qualche ingegnoso gioiellino tratto dall’ultimo Sisterworld. Sempre secca Plaster Casts of Everything, Sayling to Bizantium parte tra chitarre effettate e tastiere neanche fosse una hit radiofonica degli anni ’80. In mezzo al resto c’è anche In the Flat Field dei Bauhaus, ormai naturalizzata nel repertorio dei newyorchesi
Il momento migliore: Scarecrows on a Killer Sant, lo dice anche il titolo, è il pezzo killer. E forse anche Proud Evolution, che a colpi di basso pulsante, dona a una scaletta scura scura un surreale momento danzereccio
Pubblico: magari meno di quanti se ne potessero prevedere, ma tutti diligenti e rispettosamente entusiasti. Sembrano sul maturo andante ma è difficile affibbiare etichette. Si nascondono nel buio e quando la musica finisce. sgattaiolano via in fretta.
Locura: locura? Questi sono i Liars. Non c’è nulla da scherzare.
Conclusione: con l’avantgarde e le sperimentazioni sonore si può giocare finchè si crede, ma per portare a casa una serata sul palco c’è poco da fare, bisogna averci il rock’n’roll. E il live act dei Liars, formazione allargata o meno, dimostra di possederne in abbondanza. Quel che basta per candidarsi seriamente a raccogliere l’eredità di un’altra, celebre compagine di Nuova York che con la scusa di fare arte sonica rocckeggiava duro – o era il contrario?
Le foto non si riferiscono alla data recensita e sono di anotherturinlightwriter