Succede che, dopo aver ispirato un locale di Toronto a dare ai propri panini nome delle canzoni di Sky Blue Sky, il loro penultimo album, ed essere finiti sul marchio di una birra, ora i Wilco brandizzano in prima persona una selezione di caffè, Wilco Selects, che è in pre-order sul loro sito. Si dichiarano degli intenditori e garantiscono sulla qualità di questo pregiato Organic Ethiopia Sidama Homecho Waeno, cui abbinano la classica mug, le tazze da caffè americane, anch’esse con logo Wilco (ed effettivamente molto carine). Ora, ammettiamolo, fosse stata un’altra band a fare questo avremmo storto il naso anche di fronte all’aroma di caffè. Eppure non mi sembra proprio il caso. Anzi, rientra in un discorso più ampio che include tutte le possibilità che hanno le band oggi, non solo di prescindere dalle major, ma, cosa ben più importante, di imparare da loro senza commettere gli stessi errori. Capire, deponendo ogni snobbismo, che per i fan si è molto più che una band non è nè banale nè, di per sè, fraudolento, ma tutto sta a come si gestisce la cosa. Personalmente da fan dei Wilco tendo ad immaginare che il loro caffè sarà effettivamente buono, e non essendo coperti da un grande apparato finanziario, loro stessi non si possono permettere altrimenti, perchè in ballo c’è un rapporto fiduciario duramente guadagnato sul campo. Se il “problema morale” con la auto-gestione dei Radiohead che tanto ci fomentò, era che effettivamente potevano permettersi l’iniziativa in quanto Radiohead e sono diventati tali tuttosommato grazie ad una major, qui c’è l’effettiva rivalsa di una band che ha una storia di clamorosi rifiuti da parte delle major stesse. Imparare dal nemico, dunque, è la miglior vendetta.
Una vendetta da gustare fredda si, ma con una bella tazza di Wilcoffee caldo.