Zola Jesus – Stridulum II

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Settembre 2010 Sacred Bones zolajesus.com

Night

Nika Danilova è un’artista che ha tutte le carte in regola per evolvere il proprio DNA verso quella forma mutevole, e così attraente che le permette qualsiasi incoerenza, qualsiasi nuova pelle le piaccia indossare.
Dal cabaret industriale degli esordi come gli EP Poor Sons, o il malatissimo\affascinante singolo Soeur Sewer (già sotto Sacred Bones, etichetta che seguirà l’evolversi dell’artista fino ad oggi) che dipingeva ed incideva su lastre arrugginite di synth, nastri mezzi smagnetizzati, una voce amante di una eco oscura e inquieta. Cortometraggi di piccole cose, dimenticate, impolverate, ansiose e disturbate ma incedenti secondo un ritmo avvolgente e talvolta melanconicamente armonioso.
Scheletri di gemiti che in Stridulum II (ovvero la versione europea, con un trio di tracce in aggiunta, provenienti da un altro 12”\EP, Valusia, sempre uscito per Sacred Bones nel corso dell’anno) lasciano il passo ai colori e alla plastica, sfumata del neon. Night, prima traccia, e singolo estratto dal disco è il manifesto dell’ultima forma di Zola Jesus. Una pulsazione notturna della periferia la accompagna in un insieme di foto ripetitive: industrie, fabbriche, reticoli di rumore che avvologono la voce aperta di Nika.
L’influenza degli anni ’80, con muse come Siouxsie e, Cyndi Lauper (in una versione lobotomizzata) si fa sentire per la produzione e l’approccio vocale. Non per questo è un mero giuoco di stile ma un nuovo passo di danza, nella ricerca di identità di questa artista.
I brani aggiunti rispetto alla prima versione del disco si amalgamano uniformemente al mood dell’opera aggiungendo nel caso di Tower una spinta epica che dona corposità ad un disco altrimenti, in alcuni aspetti, troppo rarefatto ritmicamente. Altro caso è Sea Talk, in cui la vena più easy-pop dell’artista si mostra senza timidezza in un’estetica forse fuorviante per chi ha ascoltato il disco fino a quel punto.
Una melodia deragliata in un corpo tra il poetico e il plastico, ecco forse una possibile sintesi sia dell’opera che del simulacro ultimo di Nika.